TRA ITALIA E SVIZZERA
Caso ristorni: «Vincolati da una legge, ma c’è un rimedio»
Candiani (Lega) respinge le critiche al governo e annuncia una soluzione: «I soldi in più ai lavoratori, non ai Comuni»
«La questione dei ristorni dei frontalieri? È molto chiara ed è scritta nella legge ratificata in Parlamento nel 2023 e di cui il relatore d’eccezione è stato il varesino Alessandro Alfieri, del Pd». L’onorevole Stefano Candiani, della Lega, non ci sta a far passare l’attuale Governo come responsabile del caso che anima (e agita) i Comuni al confine con la Svizzera. E richiama il “peccato originale”, ovvero la legge del 2023, che a sua volta richiama un trattato del 2020 fra Italia e Confederazione elvetica, approvata all’unanimità. .
«Lì c’è scritta una cosa molto semplice: l’Italia si è vincolata a favore dei Comuni a trasferire ogni anno 89 milioni di euro. Quali comuni? Quelli della fascia di confine dei 20 chilometri dalla Svizzera - spiega Candiani -. E attenzione: in quell’anno furono stabilite delle quote fisse, quindi 89 milioni che valgono per sempre, mettendo al riparo i Comuni rispetto al rischio della diminuzione del numero dei frontalieri o rapporto al ribasso del cambio tra il franco svizzero e l’euro». In sostanza: fu messa una quota standard, fissa appunto, che anche in presenza di ristorni reali inferiori, sarebbe stata comunque garantita agli enti locali delle zone di confine. Era il 2023. La storia è andata diversamente: i frontalieri non sono calati, anzi, e il franco è schizzato alle stelle.
«Ecco - osserva il leghista Candiani - suona molto sgradevole che a distanza di qualche anno gli stessi che hanno firmato quell’accordo, vengano oggi a puntare il dito accusando l’attuale governo e in particolar modo, e in maniera assolutamente assurda, la Lega di tagliare i fondi per i Comuni di frontiera. La legge non è stata modificata». Sì ma al lato pratico c’è una distorsione oggi... «L’applicazione della stessa legge sta portando sì a un paradosso. Si è scoperto quest’anno che i fondi che la Svizzera trasferisce a favore dei Comuni dovrebbero essere molti di più, circa 120 milioni. Se però nell’accordo del 2020, ratificato nel 2023, c’è scritto 89 milioni ai Comuni, a quello ci si deve attenere» sottolinea Candiani.
Non c’è rimedio? Qualcosa si muove... «Della questione se ne sta interessando direttamente il ministro Giancarlo Giorgetti - rivela il parlamentare tradatese -. La soluzione sarà applicata nei prossimi giorni, o se non nei prossimi giorni nel prossimo mese. Però non significherà trasferire i fondi ai Comuni, perché non è previsto nella legge, ma come noi diciamo da tempo, riuscire a ridurre il gap, la differenza di stipendio di salario tra l’Italia e la Svizzera. Quindi trasferendo i fondi in più che sono stati reperiti dai trasferimenti della Svizzera all’Italia per metterli in busta paga ai nostri cittadini». Il governo andrebbe insomma a integrare i fondi senza darli però ai Comuni ma assegnandoli alle manovre per evitare che nelle zone di confine i lavoratori fuggano oltre frontiera, facendo mancare qui manodopera qualificata e personale in campo sanitario». E qui, Candiani lancia la sfida: «Chiunque voglia andare contro questa operazione, farebbe un danno proprio al mondo operaio, al mondo del lavoro e all’economia della nostra terra di confine».
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