ROMA
Cittadinanzattiva, 'fino a 360 giorni di attesa per una tac'
(ANSA) - ROMA, 16 DIC - Liste d'attesa, carenza di personale
e disomogeneità territoriale mettono ancora a rischio
l'effettività del diritto alla salute. Emerge da due Rapporti
presentati oggi da Cittadinanzattiva. Dall'analisi sul 2024 di
oltre 16mila segnalazioni dei cittadini emerge che il 47,8%
riguarda difficoltà di accesso alle prestazioni, soprattutto per
le liste d'attesa: fino a 360 giorni per una Tac, 720 per una
colonscopia e 500 giorni per le prime visite specialistiche.
Secondo un'elaborazione su dati Agenas 2025, però, nella fascia
di priorità urgente la colonscopia supera, per 1 paziente su 4,
i 105 giorni rispetto al limite delle 72 ore.
Nelle fasce D (Differibile, entro 60 giorni) i tempi massimi
sono ampiamente superati ed arrivano fino a 147 giorni per la
mammografia e a 177 giorni per la visita dermatologica. I due
rapporti (Rapporto Civico sulla salute 2025 e Rapporto sulle
politiche della cronicità) sono stati presentati nel corso
dell'evento al ministero della Salute 'L'incomprimibile diritto
alla salute. Riforme in corso, bisogni in attesa'. "Serve un
nuovo Piano Sanitario Nazionale e l'attuazione piena delle
riforme. Chiediamo a istituzioni e professionisti di ritornare a
un dibattito unitario in cui privilegiare la partecipazione, le
interconnessioni e la sinergia per ridare nuovo ossigeno ad un
concetto di salute basata sulle persone, siano essi
professionisti che cittadini", dichiara Anna Lisa Mandorino,
Segretaria generale di Cittadinanzattiva. Dall'analisi di 16.854
segnalazioni contenute nel Rapporto civico 2025 di
Cittadinanzattiva emerge che il 47,8% riguarda difficoltà di
accesso alle prestazioni sanitarie, soprattutto a causa delle
liste d'attesa, oggi la criticità più grave del Ssn. Per
verificare l'applicazione della legge 107/2024 per la riduzione
delle liste di attesa, Cittadinanzattiva ha chiesto dati alle
Regioni: solo 8 hanno risposto in modo completo, 5 non hanno
risposto e le altre hanno fornito informazioni parziali. Ciò
conferma forti disuguaglianze territoriali, con l'accesso alle
cure ancora dipendente dalla Regione di residenza.
Dalle risposte emergono ulteriori criticità: mancanza di dati
(spesso giustificata con il passaggio alla piattaforma Agenas),
assenza di monitoraggio di indicatori chiave e forti differenze
nei Percorsi di Tutela. Alcune Regioni garantiscono una presa in
carico attiva del cittadino, altre demandano tutto alla
burocrazia o non forniscono informazioni. Nel complesso si
evidenzia un netto divario Nord-Sud, con maggiore trasparenza ed
efficacia al Centro-Nord e carenze significative nel Sud.
(ANSA).
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