ROMA
Follett, il mio Stonehenge tra storia e immaginazione

(Di Laura Valentini)
(ANSA) - ROMA, 12 OTT - Ci sono l'amore e la guerra, c'è una
grande opera, un progetto enorme e un po' folle da costruire per
tramandare la propria identità e soprattutto tanta fantasia a
sorreggere una narrazione che ha luogo in un'epoca antecedente
alla scrittura, preistorica, indicata in 2500 anni prima
dell'era comune. Non solo: con il suo ultimo romanzo, 'Il
cerchio dei giorni' (Mondadori), Ken Follett si concentra su
quello che a tutt'oggi è ancora un enigma per gli studiosi,
Stonehenge, il sito neolitico del Regno Unito e le sue colossali
pietre erette in cerchio la cui funzione è ancora oggetto di
ipotesi.
"Qui come in altri romanzi quello che mi interessa è creare
un mondo immaginario dove attrarre lettori e lettrici al punto
che si curino dei personaggi sul piano emotivo, che li abbiano a
cuore" spiega lo scrittore britannico maestro di best seller, in
Italia per presentare il nuovo libro. "Ogni romanzo storico ha
per base dei fatti reali su cui l'autore immagina delle vicende:
l'unica differenza che comporta scrivere un romanzo ambientato
nell'età della pietra è che qui la base fattuale è molto
ridotta, quindi ci è voluta più immaginazione. Ciò detto -
prosegue Follett - non è un fantasy, non ci sono draghi o
supereroi, è un romanzo storico e come tale poggia sul mondo
reale: quello che ho cercato di immaginare o indovinare riguarda
Stonehenge ma partendo sempre da elementi noti".
Oppure altamente probabili, come il fatto, narrato nel libro,
che in precedenza sul sito che si trova a nord di Salisbury
potesse esistere una struttura similare di legno. "Molti
archeologi - sottolinea lo scrittore - pensano che prima di un
monumento in pietra a Stonehenge ci fosse un monumento di legno
e anche a me è sembrato più credibile che le persone della mia
storia volessero ricostruire un monumento piuttosto che
edificarlo dal nulla. Del resto, anche se ci piace pensare il
contrario, i grandi eventi nella storia avvengono gradualmente,
spesso impiegano tempo a diventare realtà: per me quello era già
un sito importante e poi accadde qualcosa che fece pensare alla
gente 'in legno non va bene meglio in pietra', e uno dei motivi
è che un monumento in legno è soggetto agli incendi".
Autore tra i più popolari al mondo, Follett ha all'attivo 160
milioni di copie vendute di suoi romanzi, tra cui rimane al top
'I pilastri della terra ' che narrava l'edificazione di una
cattedrale. "Mettere al centro di un romanzo la costruzione di
qualcosa, un progetto, è una buona idea, un buon modello da
seguire, con personaggi che sentono fortemente questa missione e
magari incontrano delle avversità nel portarla a termine. Spesso
l'edificio che vogliono costruire rappresenta qualcosa di
spirituale: nel caso di Stonehenge è una lotta per tramandare la
propria identità. I personaggi del libro pensano che quella
costruzione sarà visibile a lungo e per migliaia (non so se
sapessero ipotizzare milioni) di anni".
Ne 'Il cerchio dei giorni' ci sono calamità naturali e c'è la
guerra: "tristemente - osserva l'autore - ci sono sempre state
guerre perché gli scavi archeologici lo dimostrano con la
scoperta in alcuni siti di migliaia di teste di freccia, non
cinquanta che potrebbe far pensare a una partita di caccia: il
che significa che ci sono state battaglie anche nell'età della
pietra. Studiando gli scheletri si trovano sempre persone uccise
violentemente, si vede dal tipo di fratture, è un fatto
deprimente ma gli esseri umani hanno sempre fatto la guerra in
tutta la storia". Anche oggi ci sono tanti conflitti nel
pianeta, e nonostante l'accordo tra Hamas e Israele lo scrittore
si mostra scettico per il futuro dell'area: "naturalmente
desidero la pace e la convivenza pacifica tra israeliani e
palestinesi ma in questi anni a Gaza sono state poste le
fondamenta per nuove guerre e nuovo terrorismo. E' invariabile:
nel Medio Oriente un atto di violenza ne genera sempre un
altro".
Quanto alla scelta dell'ex premier britannico Tony Blair per
la guida di un organismo internazionale che garantisca la
transizione pacifica, Follett taglia corto: "non avrei scelto
lui". E in tema di laburisti al governo il giudizio dello
scrittore di Cardiff, classe 1949, non è negativo sull'operato
dell'esecutivo guidato da Keir Starmer: "E 'indubbio che il
governo laburista abbia vissuto un primo anno molto deludente:
personalmente penso che gran parte delle cose fatte dal governo
siano state buone cose, ma sono state molto mal presentate. Io
penso che però ora ci si renda conto che non basta varare
politiche giuste ma occorre presentarle anche in maniera
convincente". A ridosso dell'assegnazione dei Nobel pensa mai
all'ipotesi di ricevere il premio assegnato a Stoccolma per la
Letteratura? "No, e non ci tengo davvero; il motivo per cui
scrivo - afferma con schiettezza l'autore - è quello di
raccontare storie che vengano lette dal pubblico per puro
piacere. Il premio viene assegnato a autori o autrici che
producono un tipo di letteratura diversa, molto alta,
intellettuale. Ma non è quello che scrivo io, non ho aspettative
in questo senso e dunque non ho delusioni". (ANSA).
© Riproduzione Riservata