NATURA
Giù le mani da Gatto Silvestro
Il governo neozelandese ha inserito il gatto selvatico tra gli animali da abbattere entro i prossimi 25 anni a causa dei danni che crea alla biodiversità
Gatto Silvestro deve morire per salvare il Conte Dracula. Sembra uno scenario da fumetto di quarta categoria, di quelli nei quali si mescolano, secondo la moda contemporanea, personaggi che non c'entrano niente l'uno con l'altro. E invece è la triste realtà quando c'è di mezzo l'essere umano che, per tutelare i propri interessi, riesce a esprimere sempre il peggio di sé. Nei giorni scorsi infatti il governo della Nuova Zelanda ha deciso di inserire i gatti selvatici nella black list degli animali da eliminare dal Paese entro i prossimi 25 anni secondo quello che è denominato “Predator free 2050”: l'obiettivo infatti è quello di preservare la fauna locale, in particolare uccelli e per l'appunto i famigerati pipistrelli, vittime preferite di quell'incontrollabile predatore che ti frega facendo le fusa e strizzando gli occhi ma che invece, in realtà, miete numerose vittime ogni anno intaccando la biodiversità. Opinione questa del ministro della Conservazione neozelandese, tale Tama Potaka, che ha addirittura definito i mici in libertà degli «assassini a sangue freddo», equiparandoli a furetti, donnole, ratti e opossum che sono già da tempo all'interno di questo elenco di specie da sterminare. «Per aumentare la biodiversità, per valorizzare il paesaggio storico e per migliorare il tipo di luogo che vogliamo vedere, dobbiamo eliminare alcuni di questi killer» la sua spiegazione. «Sappiamo che la gente vuole che le loro riserve locali, le spiagge e i sentieri boschivi siano pieni di uccelli, non di predatori» manco parlassimo di tigri e giaguari. E qui casca l'asino. L'uomo pretende la proprietà assoluta degli ecosistemi e anche il diritto a popolarli come gli pare in base ai propri gusti estetici e se per farlo è necessario sterminare milioni di animali non graditi, poco male. Basta diffondere salsicce avvelenate e uno spray letale posizionato sugli alberi che si attiva al passaggio del serial killer dai denti a sciabola: questi i metodi selezionati per porre in atto il progetto. Come inevitabile il panico si è diffuso anche tra chi magari ai randagi non ci pensa ma è particolarmente affezionato al proprio gatto domestico: cosa accadrà infatti a tutti i micioni abituati a scorrazzare nei boschi, rientrare in casa e depositare sul cuscino l'ennesimo topastro come trofeo al proprio padrone? «La proprietà responsabile, la decontaminazione, il microchip e il tenere i gatti lontani dalla fauna selvatica restano una parte importante della soluzione» è sempre Potaka a parlare. Ci domandiamo come la salsiccia avvelenata, in un clima sempre più da cartone animato Disney vecchia maniera, possa chiedere ai gatti se hanno il microchip e, nel caso, spiegare loro di non mangiarla. Le associazioni animaliste hanno fatto subito sentire la propria voce con tanto di raccolta di firme per sollecitare l'esecutivo neozelandese a studiare soluzioni meno cruente al problema ma un governo che afferma, sulla base di un sondaggio fra 3.400 persone in un paese da oltre 5 milioni di abitanti, che la maggioranza della popolazione si è detta favorevole allo sterminio, non sembra purtroppo intenzionato a sentire ragioni.
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