L’INCONTRO
La città del futuro? Un cilindro sopra i treni
La visione dell’architetto Carlo Moretti spiegata nella relazione ai Rotary
Un sogno che non deve restare tale. Se non altro per il rispetto che si deve a un professionista, a un uomo, a un demiurgo – nel senso greco del termine, colui che crea – quale è l’architetto Carlo Moretti. Lui ci crede con forza e con volontà, a dispetto delle sue oltre novanta primavere. Va spiegando la sua idea di città che risolverebbe in un colpo solo i nodi gordiani di un mondo – il nostro – che si sta incartando su se stesso. Lo farebbe mettendo ordine ai nostri disordinati contesti urbani grazie a quelli che lui stesso indica come «elementi primari», come «figure semplici». E dunque le città rifiorirebbero grazie a un’architettura che si basa sul concetto di cilindro. Dentro enormi costruzioni con questa forma geometrica sarebbero inserite le funzioni essenziali del vivere sociale, dal residenziale al commerciale, dai servizi e all’intrattenimento.
Dove sorgerebbero questi mastodontici complessi urbanistici? Semplice, sopra le stazioni, dove correrebbe il treno-metropolitana in grado di collegare i vari punti di contatto così da lasciare una buona volta in garage le nostre automobili. Che, nella visione di Moretti, «verrebbero usate solo per andare in vacanza». Non è tutto impossibile. Non si tratta di un volo senza paracadute. No, è la realizzazione di un archetipo che risponde ai canoni della bellezza e, quindi, per noi umili mortali, all’idea di felicità. Anzi, «alla necessità» di Friedrich Nietzesche.
Ci siamo spinti troppo oltre? Proprio no, basta ascoltare l’architetto Moretti durante la sua relazione davanti ai Rotary di Busto Arsizio, Gallarate, Legnano, Ticino, Malpensa, Castellanza e Parchi Alto Milanese. La trasposizione pratica di ciò che illustra vale per Milano ma pure per le nostre principali città della provincia di Varese e dell’Alto Milanese. Il modello può essere pure esportato perché, ha ricordato il professionista, abbiamo il fenomeno migratorio che sta esplodendo («l’Africa ha un miliardo in più di persone da sistemare») e una soluzione va trovata. Non solo per l’Italia ma per il pianeta. Non si può più perdere tempo. Meglio essere visionari, allora, che subire le conseguenze di un gigantesco cambio epocale. Moretti ci prende per mano e ci accompagna dentro il suo sogno. La palla, ora, passa a chi può decidere, anche se i presupposti non sono entusiasmanti: «Sono andato all’ufficio lavori pubblici della Regione – ha spiegato l’architetto – ma mi hanno detto che questi progetti non sono di loro competenza». Mala tempora.
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