ARTE
La nascita dell’Italia in settanta opere
Al castello di Novara un percorso espositivo che ripercorre la storia della Penisola
Dopo anni di installazioni site-specific, dove si intuiva che l’insieme era stato assemblato all’occorrenza, o collage materico-fotografici eseguiti privi di logica costruttiva tutelati sotto il paravento di istanze socio-politiche, il continuo bisogno di fotografie scattate con il cellulare, l’avvento dell’intelligenza artificiale, testi critici infarciti di termini come “Iconico” e “performativo”, percorrendo le sette sale distinte da precise tematiche che compongono L’Italia dei primi Italiani. Ritratto di una nazione appena nata a cura di Elisabetta Chiodini, al Castello di Novara, sorge liberatoria l’affermazione «Benvenuta Pittura!».
L’esposizione
Il percorso espositivo composto da 72 opere prende avvio dal valore del territorio, dove la vita rurale anima mari, pianure, valli, laghi e monti quali feconde fonti di ispirazione per rappresentazioni che dalla tradizione ottocentesca si aprono affrontando nuove tendenze raffigurative tra luce e colore. Ne sono esempio Una mattina sull’Arno di Telemaco Signorini eseguita nel 1868, opera pervasa da atmosfere ovattate in delicato contrasto tra le sfumature azzurre del cielo e l’impronta terrosa degli argini del fiume. In una penisola in gran parte bagnata dal mare, le vedute spaziano dalla Sicilia a quelle chioggiotte e lagunari che fecero la fortuna, nella seconda metà del XIX secolo, di Venezia. Il mare e le sue coste divengono così luoghi di indagine raffigurativa come Porto d’Anzio di Guglielmo Ciardi. Il dialogo tra l’azzurro del cielo e le cromie calde delle spiagge, animate dalla presenza dei pescatori, vengono immortalate da Lojacono in monumentali tele raffiguranti il golfo palermitano. La linea dell’orizzonte diventa fondamentale banco di prova al fine di rendere le spazialità tra gli elementi naturali, si aprono sfondi entro i quali scorre la vita popolare, ne sono prova Acquaiole di Calabria e Quanto sa di sale lo pane altrui di Eugenio Spreafico, mentre l’impianto mitologico appare nel capolavoro di Michetti Impressioni sull’Adriatico, capace di accomunare gli uomini agli dei.
L’attenzione per il contesto urbano
Dalle vedute marine l’attenzione si sposta tra le vie e le piazze delle città: Torino, Milano, Venezia, Roma e Napoli. In tali contesti vengono sottolineate le distinte caratteristiche comportamentali di chi le abita, attraverso usi, costumi e gestualità facendo emergere una borghesia composta da professori, banchieri, ingegneri, medici, finanzieri e avvocati. La città quindi come luogo di incontro in salotti, bar, concerti e il “passeggio”, parentesi quotidiana ritenuta importante poiché in pieno giorno, nelle pubbliche vie si poteva socializzare, corteggiare, mostrarsi ed essere osservati. In tale contesto si fa strada l’idea di vacanza in luoghi montani, lacustri e marini. L’alta e la media borghesia inizia a viaggiare, sempre più sono le signore che si muovono in autonomia appassionandosi all’arte e divenendo collezioniste come raffigurato nell’olio su tavola Critici gentili (1888) di Giovanni Battista Carpanetto, arrivando ad una emancipazione sentimentale raffigurata in Ancora un bacio (1885) di Italo Nunes Vais. Tali mutamenti sociali portano tra le pieghe una zona d’ombra: l’amore venale. Nelle grandi città molte donne a fronte di lavori usuranti e retribuiti con salari da fame, si vendono in pieno giorno nelle pubbliche vie. Si aggiungeva, a rendere più deplorevole tale condizione, la prostituzione minorile; bambine vendute dalle stesse madri. Alcuni artisti come Morbelli affrontarono il tema evidenziandone la drammaticità, valga tra tutte Venduta! del 1884. La grande depressione economica compresa tra il 1887 e il 1890 fa da sipario all’avvento dei tempi moderni, in attesa della Grande Guerra. Dopodiché prende avvio l’era delle grandi industrie che richiederanno masse di lavoratori arrivando a spopolare le campagne. Tali mutamenti, smuovono in modo diverso, l’ambiente artistico generando confronti densi di assonanze e discordanze, come nel caso di Alle cucine economiche di Porta Nuova di Attilio Pusterla, sino al sentito omaggio alla vecchiaia reso agli ospiti del Pio Albergo Trivulzio di Angelo Morbelli. L’immagine di una giovane operaia in una piscina eseguita da Emilio Longoni diverrà l’emblema dell’emancipazione femminile. Agli albori del nuovo secolo numerosi artisti affronteranno il tema del Simbolismo internazionale con ricerche riguardanti aspetti prettamente politici e sociali con un nuovo sguardo nei confronti della nascente dottrina psicologica.
© Riproduzione Riservata


