IN MOSTRA
La visione dell’autunno alla Galleria Punto Sull’Arte
Le opere di diciassette artisti e le creature di Simone Benedetto esposte a Varese

Ondeggiano fragili sui rami, aggrappandosi per non cadere, si staccano e volano leggere, si appoggiano a terra, per poi accartocciarsi e seccarsi, fino a divenire polvere. È il percorso dell’autunno, con la sua anima mutevole e le trasformazioni della natura, bene raccontato dal titolo della mostra inaugurata lo scorso 27 settembre alla Galleria Punto Sull’Arte di Varese, In-Leaf, che esprime il passaggio tra la fine dell’estate e l’inizio della nuova stagione. Diciassette artisti italiani e internazionali sono stati invitati a offrire la propria visione dell’autunno. Tra gli artisti giunti appositamente per il vernissage sono stati Brian Keith Stephens dagli Stati Uniti, Eric Roux-Fontaine dalla Francia, Jernej Forbici dalla Slovenia e Paolo Campa dalla Svizzera. Ne è scaturito un caleidoscopio di esperienze, un mosaico di visioni che spaziano dai paesaggi interiori di Nicola Nannini a quelli memori di Corot di Jernej Forbici, dal foliage newyorkese di Claudio Filippini, ai cieli blu che diventano liquidi di Luca Gastaldo. I tramonti di fuoco della Roma di Mauro Reggio dialogano con le città squadernate e svelate di Tomàs Sunyol, gli interni immersi nel pulviscolo di Raffaele Minotto, lo spazio e il tempo sospesi di Matteo Massagrande. Poi c’è l’autunno esotico delle geishe di Tom Porta o il dettaglio dell’acconciatura simile a quella della dea romana Pomona di uno dei visi femminili di Silvio Porzionato. Eric Roux-Fontaine e Brian Keith Stephens sorprendono per la libertà compositiva sfrenata di uno stormo di libri in volo e con due ghepardi sospesi tra figurazione e astrazione.
Sofia Macchi, titolare e fondatore della galleria, ha scoperto Brian Keith Stephens e Eric Roux-Fontaine 13 anni fa in una prestigiosa Galleria di Chelsea a New York e oggi, vederli esposti insieme a Varese è motivo di grande orgoglio. Le tre nature morte in mostra raccontano storie diverse, sebbene accomunate dalla resa millimetrica del dettaglio. Ottorino De Lucchi sceglie l’arancio dell’alchechengi, mentre le rose selvatiche e i papaveri di Paolo Campa sono un frammento d’estate che preannuncia l’autunno, e le caramelle gommose di Roberto Bernardi raccontano un’età dell’oro perduta per sempre. Due le sculture in bronzo, un abbraccio di Alex Pinna, dal titolo che ha il sapore del dubbio (Cosa sarà), accanto alla forza primigenia del bambino leone dello scultore torinese Simone Benedetto. A lui è dedicata una monografica, In-Wild, che presenta alcune delle sue sculture in resina o bronzo. Le sue creature ibride, metà umane e metà animali, esprimono in una sorta di danza ancestrale la spontaneità dell’infanzia e la gioia selvaggia dell’istinto.
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