ROMA
Lavoratori precari della ricerca occupano sede Cnr a Roma
(ANSA) - ROMA, 05 DIC - Occupata la sede del Consiglio
nazionale delle ricerche a piazzale Aldo Moro, a Roma. Al grido
"basta precariato", "la ricerca è futuro", i lavoratori precari,
dopo una protesta con le tende davanti all'ingresso, hanno
deciso di entrare nell'edificio del Cnr, dove resteranno finché
il "governo non stanzierà le risorse sufficienti alla
stabilizzazione dei precari della ricerca".
I precari hanno dapprima piantato le tende davanti alla sede
centrale di piazzale Aldo Moro come gesto simbolico, "perché la
ricerca è accampata: senza ulteriori fondi i nostri contratti
stanno per scadere". Hanno poi deciso di portare la loro
protesta dentro al Cnr per dare vita a un'assemblea permanente
che proseguirà anche nei prossimi giorni: una piccola
rappresentanza si è già sistemata con i sacchi a pelo in una
saletta sindacale del quarto piano e in una stanza vicina
assegnata l'anno scorso ai Precari Uniti del Cnr. "Vogliamo
mandare un messaggio al Governo, perché senza un intervento
immediato l'Italia rischia di perdere migliaia di ricercatori,
un inestimabile capitale umano", spiega all'ANSA Antonio
Sanguinetti, ricercatore precario dell'Istituto di ricerche
sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr. "Oggi si sono
riuniti qui una cinquantina di precari da tutta Italia,
ricercatori spesso non più giovani che hanno famiglie a carico:
anche per questo ci organizzeremo a turni per continuare il
presidio a oltranza, anche dormendo qui la notte. Molti di noi
lavorano grazie ai fondi Pnrr, miliardi di euro che sono stati
investiti per sostenere progetti e infrastrutture che senza
ricercatori si trasformeranno in uno spreco di risorse". A dare
coraggio ai manifestanti è anche l'appoggio ricevuto in questi
giorni da molte amministrazioni locali, "come i Comuni di Roma,
Bologna, Pisa, Venezia, ma anche Regioni come l'Umbria e la
Calabria, che stanno votando mozioni per stabilizzare i
ricercatori precari - continua Sanguinetti - perché perderli in
questa fase è un grosso danno per l'Italia ma anche per i
territori che vedono scomparire risorse fondamentali". (ANSA).
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