LA SENTENZA
Morte in cantiere: quattro patteggiamenti
Il tragico incidente in via Cavallotti a Luino. Perse la vita un operaio sessantenne
C’era anche una frode processuale, un tentativo di depistare le indagini, dentro il procedimento - che si è chiuso ieri, giovedì 4 dicembre - per la morte di Dimitrov Kolyo Dangov, operaio sessantenne di origine bulgara deceduto nell’ottobre 2022 dopo un grave infortunio avvenuto in un cantiere di Luino sette mesi prima.
Davanti al gup Marcello Buffa, il processo è finito con quattro patteggiamenti per gli imputati, accusati a vario titolo di omicidio colposo, appunto frode processuale e violazioni della normativa sulla sicurezza sul lavoro.
Il titolare dell’impresa edile, un albanese di 45 anni difeso dall’avvocato Danilo Buongiorno, ha patteggiato un anno e nove mesi. Il responsabile dei lavori, un cinquantenne italiano assistito dagli avvocati Gianluca Franchi e Antonio Lettieri, ha concordato un anno e due mesi: ha sempre sostenuto che si trovava fuori provincia il giorno dell’incidente e nulla ha a che fare in ogni caso con il depistaggio.
I due operai presenti in cantiere, un albanese e un italiano, difesi dagli avvocati Alberto Zanzi, Antonio Ruggiero e Silvia Mariani, hanno invece patteggiato cinque mesi per frode processuale.
L’infortunio risale al marzo 2022, nel cantiere per la ristrutturazione di un immobile in via Cavallotti. Secondo l’accusa, Dangov cadde da una scala utilizzata al posto di attrezzature più idonee e riportò ferite gravissime.
Le violazioni della normativa sulla sicurezza, sottolineate dagli inquirenti, riguardano infatti l’uso di strumenti non adeguati a lavorazioni come quelle svolte in via Cavallotti all’epoca, ma non solo.
La parte più inquietante del fascicolo riguarda però quanto avvenuto dopo la caduta. La Procura sostiene che il titolare dell’impresa e i due operai, invece di chiamare immediatamente i soccorsi, avrebbero caricato l’uomo in auto e lo avrebbero portato a casa sua, a Varese, a circa trenta chilometri dal cantiere. Una volta lì, avrebbero nascosto gli abiti da lavoro sporchi di sangue nella doccia, rivestito il ferito con indumenti puliti e poi allertato il 112, presentando l’episodio come un incidente domestico. Ma le lesioni riscontrate sull’operaio non erano compatibili con quella versione. E l’autopsia, disposta dopo la morte sopraggiunta nell’ottobre 2022, confermò il quadro ricostruito dagli investigatori.
I familiari della vittima – la moglie e le due figlie – si erano costituiti parti civili, chiedendo risarcimenti e provvisionali. Con i patteggiamenti, nessuna somma è stata però riconosciuta in sede penale, com’è normale. Per ottenere un eventuale risarcimento i parenti di Dangov dovranno rivolgersi quindi al giudice civile nei prossimi mesi.
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