IN TRIBUNALE
Spacciatore espulso dall’Italia dopo il patteggiamento
Il 28enne albanese ha cercato di nascondere un bilancino tra le natiche. «Non tornerò più in Italia», ha giurato alla sua legale

Arrestato, processato per direttissima ed espulso. In meno di 24 ore è cambiato il destino di un ventottenne cittadino albanese, arrivato in Italia con un visto turistico e finito in manette con l’accusa di essere uno spacciatore di cocaina.
FERMATO A VARESE
«Sono andato in vacanza in Svizzera», è la spiegazione che ha dato l’immigrato per giustificare il fatto che fosse in possesso di un’auto, a noleggio, con targa elvetica. Auto, una Mitsubishi, che ieri pomeriggio – mercoledì 20 agosto – era parcheggiata in strada a Giubiano, non lontano dall’ospedale di Circolo, sotto il bed and breakfast in cui l’uomo alloggiava. I poliziotti della Squadra Mobile di Varese lo hanno fermato mentre stava per salire sulla vettura. Ed è proprio in un sacchetto nel bagagliaio che hanno trovato 79 involucri contenenti un totale di 56 grammi di cocaina. La successiva perquisizione della sua camera ha permesso di trovare anche un bilancino di precisione – che aveva cercato di occultare tra le natiche – e oltre 3.600 euro in contanti. Elementi che hanno portato gli inquirenti a ritenere che il 28enne si dedicasse all’attività di spaccio. E a quel punto sono scattate le manette.
PENA CONVERTITA IN ESPULSIONE
L’arresto è stato convalidato ieri mattina dal giudice Andrea Crema. «La droga l’ho presa in Svizzera da un marocchino che non conosco – ha affermato l’albanese –. Il denaro che mi è stato sequestrato? Me lo aveva prestato un amico nel mio Paese». Paese in cui il giovane ha lasciato moglie e figlio («Per venire a cercare lavoro, perché là i soldi sono pochi») e dove ora sarà rispedito. «Non tornerò più in Italia, lo giuro», ha detto quando il suo avvocato, Veruschka Sartor, gli ha spiegato l’esito del processo. D’accordo con il pubblico ministero Lucilla Gagliardi, infatti, il legale ha concordato un patteggiamento a otto mesi di reclusione; pena che il giudice – come previsto dall’articolo 16 del Testo unico sull’immigrazione – ha convertito in espulsione dall’Italia.
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