ROMA
Tumori, calano i decessi in Italia ma è fuga dal Sud per gli interventi al seno
(ANSA) - ROMA, 18 DIC - Nel 2025 in Italia sono stimati
390.000 nuovi casi di tumore, numero stabile rispetto al '24, ma
il dato positivo è che in 10 anni si registra il 9% di morti in
meno: il calo dei decessi è ancora più evidente nelle neoplasie
del polmone (-24%) e del colon-retto (-13%). Sono dati migliori
della media europea e si traducono in una sopravvivenza a 5 anni
più alta. Ma emerge una criticità: al Sud, il 15% delle pazienti
cambia regione per la chirurgia mammaria, arrivando quasi al 50%
degli interventi fuori Regione nel caso della Calabria. Emerge
dal rapporto 'I numeri del cancro in Italia 2025'
dell'Associazione di oncologia medica Aiom.
"Grazie al progresso terapeutico, che introduce in pratica
clinica nuove indicazioni e nuove sequenze di trattamento, e al
prolungamento del tempo di cura, il carico di lavoro per le
strutture sanitarie cresce notevolmente, molto più di quanto
aumentino la forza lavoro e gli ospedali - afferma Massimo Di
Maio, Presidente Aiom -. E i campanelli d'allarme per il numero
di medici e infermieri del Servizio Sanitario Nazionale suonano
in continuazione, non ultimo per fenomeni che giocano contro la
tenuta del servizio pubblico. Che, al contrario, rappresenta una
ricchezza del Paese, che va difesa in ogni modo. E, allora,
abbiamo sempre più bisogno di prevenzione, sia per far diminuire
il numero di persone che si ammalano sia per fare le diagnosi,
laddove si può, più presto, quando la probabilità di guarire è
più alta e l'impegno terapeutico, per il paziente e per il
Servizio Sanitario Nazionale, è minore".
Una criticità crescente è però quella relativa al fenomeno
della tossicità finanziaria, come sottolinea il presidente di
Fondazione Aiom Francesco Perrone: "La tossicità finanziaria,
cioè l'impatto economico del cancro, continua a colpire in
Italia. Bisogna tutelare il diritto alla salute e contenere le
disequità, ancora troppo evidenti. È grande anche il bisogno di
cure palliative, da associare alle terapie antineoplastiche, per
evitare che il fine vita si traduca in un momento di abbandono".
A questo proposito, ha concluso Perrone, "è necessario che il
disegno di legge in materia di morte medicalmente assistita non
escluda il Servizio Sanitario Nazionale, il solo in grado di
garantire tutti i percorsi integrati, incluse le cure palliative
simultanee. Ci auguriamo che il legislatore rispetti la dignità
e i diritti dei pazienti oncologici, in maniera equa, e non
demandi ad altri decisioni che vanno condivise in un contesto di
alleanza terapeutica". (ANSA).
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