TRIBUNALE
Guerra tra vicini di casa a Busto per un’infiltrazione: condannato
Dalla perdita d’acqua alla faida familiare: pena pecuniaria

Guerra tra vicini di casa a Busto Arsizio, in una affollata via di Madonna Regina. Nell’ottobre del 2021 tra due nuclei familiari scoppiò una guerra. Due gli inquilini finiti a processo accusandosi reciprocamente di lesioni. Dopo una lunga serie di rinvii per consentire alle parti di trovare un accordo, il giudice Roberto Falessi ha preso in mano le redini della vicenda, conclusa con un’assoluzione e una condanna a 800 euro di pena pecuniaria.
LA GOCCIA CHE SCAVA IL SOFFITTO
L’aggressione fu il culmine di tensioni nate da una perdita dal bagno di un settantatreenne: stilla dopo stilla, la sala degli inquilini al piano sottostante iniziò a imbarcare acqua. L’infiltrazione era stata segnalata e portata all’attenzione dell’assemblea condominiale già nel 2019 ma qualcuno minimizzò con una battuta: «Ci si mette sotto un catino, così si raccoglie l’acqua». Il settantatreenne da quel momento tenne un comportamento poco collaborativo; quando amministratore e muratori si presentavano per individuare il tubo danneggiato lui faceva ostruzionismo, non apriva, non si faceva trovare, rimandava gli appuntamenti. Sicché il responsabilità della gestione condominiale, non sapendo che pesci pigliare con un inquilino così recalcitrante, gli chiese di non utilizzare quel bagno visto che l’appartamento ne aveva alti due.
ARGINI ROTTI
Il 13 ottobre 2021 la situazione precipitò: la famiglia del piano di sotto si ritrovò la sala completamente allagata. Stando a quanto emerso nel corso del dibattimento, il settantatreenne aveva usato la doccia per due ore, provocando una sorta di cascata. «Vado su ad avvisare», annunciò la moglie al marito. Ma la reazione del vicino ebbe dell’incredibile: l’uomo si mise a urlare come un ossesso dicendo che non gli importasse un bel niente della perdita, «non suonarmi mai più il campanello, non disturbarmi più» e in un crescendo di rabbia spinse la donna contro il muro facendola cadere. La scena si consumò sotto gli occhi del coniuge, richiamato dalle grida che provenivano dal pianerottolo.
SOLO UNO SPINTONE
Il sessantasettenne corse verso la moglie per sollevarla da terra e non riuscì a difendersi dai pugni che il settantatreenne gli sferrò in faccia. Risultato: oltre alla camicia strappata la vittima si ritrovò gli occhi iniettati di sangue e tumefatti, gli occhiali rotti, la camicia strappata. La consorte riportò la frattura del quinto metacarpo della mano destra. «Ho dato solo una spinta a lui, se poi la mano gli è arrivata in faccia non lo so», si è giustificato l’imputato. Ma non è stato creduto.
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