PITTURA
Canesso: «Ho respirato l’arte tra le cappelle del Sacro Monte»
Il collezionista varesino è tra i più grandi mercanti d’arte. Una mostra a Milano e Parigi nel trentennale della galleria parigina
Il suo sogno d’infanzia era diventare pilota di aerei. Invece oggi Maurizio Canesso (Gavirate, 1961), è uno dei più dei grandi mercanti d’arte italiana; specializzato nella pittura rinascimentale e barocca, ha una galleria a Parigi e una a Milano e lavora con le più importanti collezioni private e i più grandi musei del mondo.
Grazie ai rapporti di stima e amicizia intessuti negli anni con la maggior parte dei suoi clienti, in occasione del trentennale della galleria parigina espone a Parigi e Milano una selezione di capolavori, opere acquistate, custodite amorevolmente e poi vendute che “tornano a casa”, scelte tra i circa mille dipinti che tra il 1994 e il 2024 sono passati dalle sue mani alla volta di musei e collezioni private. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente nella sua galleria parigina e ci siamo fatti raccontare come è nata la passione per l’arte e l’antiquariato.
«La mia carriera è nata a Varese, studiavo Economia e Commercio a Milano e abitavo in via Vela a Masnago, in un piccolo appartamento. Un giorno sono entrato dall’antiquario Vanetti per trovare arredi e ho scoperto un mondo affascinante. Il primo acquisto importante è stato un dipinto che ritenevo autografo del Morazzone (1573-1626) e che invece si rivelò essere di Francesco Cairo (1607-75). Era il 1982, avevo vent’anni e in quel momento si stava preparando a Varese la mostra di Cairo. Ho iniziato a interessarmi a questo artista, a conoscere collezionisti e studiosi».
Canesso riesce a rivendere velocemente il dipinto, e inizia a frequentare collezionisti come Alessandro Orsi, milanese che aveva la casa ad Azzate, intellettuali come lo storico dell’arte Giovanni Testori e il filologo e critico letterario Dante Isella, collezionista erudito con una passione per l’arte del Seicento, che diventerà uno dei suoi primi clienti. La vera svolta avviene nel 1983. «Avevo tra le mani un dipinto con una Madonna col Bambino prossimo ad Andrea del Sarto che avevo acquistato con i miei risparmi. Bruno Scardeoni mi consigliò di mostrarlo a Piero Corsini. Intimorito, lo portai a Firenze ma Piero, facendomi notare alcuni errori di disegno, lo rifiutò, suggerendomi di lasciarlo in conto vendita presso un amico». Quell’opera – in seguito fu identificata in una tela perduta di Carlo Portelli (ca. 1508-1574), lasciata da un antiquario viene venduta subito a Luciano Berti (1922-2010), allora direttore degli Uffizi, dov’è ancora esposta. «Piero Corsini mi volle con sé a New York. Rimasi tre anni, poi Corsini mi offrì di spostarmi a Londra o a Parigi. Scelsi la Francia e fu a Parigi che decisi di mettermi in proprio».
Così nel 1994 Canesso apre la sua prima galleria a Parigi, in Rue Lafitte, senza vetrina e al piano superiore di un palazzo, un ambiente riservato, lontano dai rumori della città per godere al meglio della bellezza dei dipinti.
Nel 2014 Canesso con spirito di mecenatismo, realizza a Lugano la mostra Barocco dal Santo Sepolcro. L’immagine di Gerusalemme nelle Prealpi, presentando opere della custodia di Terra Santa che non erano mai uscite da Gerusalemme e mostrando i legami con il territorio prealpino e la cultura dei Sacri Monti, uno dei suoi primi amori. Poi, nel 2021, la scelta di tornare nella “sua” Lombardia e aprire (in pieno lockdown) una seconda galleria insieme a Ginevra Agliardi, che ne è la direttrice. Uno spazio non grande ma molto bello, in via Borgonovo 24, in quella che costituiva la serra del giardino di Casa Valerio, uno dei palazzi storici proprio dietro la Pinacoteca di Brera.
«A Milano - dice Canesso -, c’è un humus culturale straordinario e qui ho un dialogo aperto con storici dell’arte e musei. La Lombardia è anche il cuore dei miei interessi artistici: accanto ai genovesi e ai napoletani, ho sempre avuto in galleria moltissime opere di pittori del Nord Italia, soprattutto lombardi». Una passione nata certo durante la giovinezza varesina: «anche se non avevo quadri antichi in casa, ho respirato l’arte tra le cappelle del Sacro Monte e le collezioni delle dimore storiche della Città Giardino».
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