L’ARTISTA
De Nittis, il pittore della modernità
In mostra a Milano circa 90 opere tra dipinti, oli e pastelli

Ha insegnato agli inglesi a dipingere la nebbia e ai francesi a ritrarre le loro donne. Pugliese (nasce a Barletta nel 1946), porta al nord la pennellata intrisa di luce e il suo animo mediterraneo. È considerato, insieme al ferrarese Giovanni Boldini (1842-1931), il più grande degli italiani a Parigi.
Una mostra, appena inaugurata a Palazzo Reale di Milano, curata da Fernando Mazzocca e Paola Zatti, ne approfondisce il percorso artistico con 90 opere tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private italiane e straniere, tra cui il Musée d’Orsay, il Musée des Beaux-Arts di Reims, gli Uffizi di Firenze – solo per citarne alcuni – oltre allo straordinario nucleo di opere conservate alla GAM di Milano e una selezione dalla Pinacoteca De Nittis di Barletta, la raccolta più vasta e significativa di opere dell’artista, per conoscere i 20 anni di produzione di questo pittore eccezionale, scomparso a soli 38 anni.
Formatosi all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, dalla quale è stato espulso per l’atteggiamento ribelle e insofferente alle regole, ha frequentato il gruppo di artisti della Scuola di Resìna a Portici. Così ricorda quel periodo sul suo taccuino: «Ogni mattina prima dell’alba uscivo di casa e correvo a cercare i miei amici pittori [...] Che bei tempi! Con tanta libertà, tanta aria libera, tante corse senza fine! E il mare, il gran cielo e i vasti orizzonti!».
Dopo una breve esperienza, nel 1866, fra i Macchiaioli a Firenze, nel 1867 si trasferisce a Parigi con la moglie francese Léontine: «la vita qui, quanto, ma quanto è cosa interessante!», scrive. Nella Ville Lumiere incontra e si confronta con Manet, Degas e gli impressionisti, con cui ha saputo condividere, pur nella diversità del linguaggio pittorico, l’aspirazione a rivoluzionare l’idea stessa della pittura: l’uso della luce, l’inquadratura fotografica, la capacità di fermare l’istante mutevole del movimento.
Espone nel 1874 nello studio fotografico di Nadar, alla mostra “fondativa” degli impressionisti, diventando il «pittore della vita moderna», fino a essere considerato dalla critica «il più parigino dei pittori». Di Parigi, non meno che di Londra, che prese a frequentare regolarmente dal 1874, De Nittis è riuscito a restituire - come scrive Mazzocca - l’inafferrabile dinamicità della città moderna, caratterizzata dall’«imprevisto, il mutevole, ciò che è fuga», fermandolo nell’attimo, come i fotografi, senza irrigidirlo»: le città con i cantieri architettonici, i passanti frettolosi, che scrivono la vita mentre scorre, senza avere il tempo di guardarsi indietro, i traffico concitato delle carrozze, la nebbia mista a smog di Londra, che dissolve le architetture investendole di una molteplicità di variazioni luministico-cromatiche come nel maestoso Westminster del 1878, l’eleganza delle dame parigine, donne moderne a proprio agio nella più moderna delle città, come in Signora col cane-Ritorno dalle corse(1878), dal taglio audacemente fotografico, o Il Kimono color aranciodel 1883-84, cartina di tornasole del japonismeche impazzava in quegli anni a Parigi.
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