(A)SOCIALE
«Facebook mi spia anche dopo 10 anni»
«Dopo aver parlato con una persona sono apparsi diversi suoi post sul socialmedia»

Correva l’ottobre del 2015 quando scatto per la prima volta l’allarme: “Silenzio, Facebook ti spia” era il titolo che campeggiava su testate online e cartacee dal momento in cui si venne a sapere di una funzione per cui, grazie al microfono, Facebook ascoltava ciò che avveniva nell’ambiente circostante. Una funzione, si spiegava allora a un pubblico non ancora avvezzo alle invasioni della privacy, nata per riconoscere canzoni, sigle televisive e film che si stavano ascoltando. Qualcosa di simile a Shazam.
Nei dieci anni successivi mi è capitato in qualche occasione di notare la “stranezza” di vedere comparire sulla timeline di Facebook e di Instagram, con la puntualità tipica dei treni svizzeri, pubblicità di prodotti e servizi che avevo cercato poco prima con Google. Ma, rassegnato, ho fatto pace con l’algoritmo quasi compiaciuto di questa attenzione marcata per i miei gusti. Stavolta però no, non lo perdono. Il fatto: chiacchieravo al telefono con una amica che a un certo punto mi chiede: «Tu che opinione hai di G.L.?». La mia risposta è stata: «La conosco marginalmente, mai ci ho parlato, non mi pare faccia grandi cose». Di lì a un paio d’ore aprendo Facebook sono stato inondato di post di G.L.. Persona che mai avevo cercato o visualizzato in precedenza. Coincidenza? Proprio no.
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