GIOCHI DA TAVOLO
Stare insieme contro la paura

Nel momento in cui le disposizioni per il contenimento e il controllo del Coronavirus vedono scuole chiuse ed eventi sospesi, aumentano le richieste per tenere occupati i bambini nelle ore trascorse a casa. Leggendo e giocando, soprattutto.
Il gioco è uno strumento per apprendere, un’attività che permette di esplorare, di creare e spesso attraverso il gioco il bambino elabora risposte ai propri bisogni.
Giochi esplorativi che agiscono sulla capacità di attenzione, giochi come finzione e immedesimazione, giochi simbolici dove agli oggetti vengono dati particolari significati: sempre e comunque il gioco riveste una grande importanza nella relazione tra genitori e figli.
«Il gioco è uno strumento di crescita, di aggregazione, educativo e didattico, la cui forza principale è che riesce a creare un contesto di serenità anche quando entra nel conflitto. Un contesto in cui appassionarci, divertirci: vivere l’esperienza del divertimento è proprio la cosa primaria. Ed è un elemento spontaneo del nostro cervello, fa parte della nostra crescita educativa, è un’azione spontanea e ha un grande potere. In qualche modo la lettura va costruita: giocare è invece un bisogno primario». Parere di un esperto che del gioco ha fatto da anni il suo lavoro, trasformando in mestiere quella che era una passione: Carlo Carzan.
Con la moglie Sonia Scalco da una trentina d’anni vengono definiti i “ludomastri”, da quando, alla fine degli anni Ottanta, hanno dato vita alla prima ludoteca siciliana a Palermo, ottenendo anche nel 2009 per il loro impegno in questo senso il prestigioso Premio Andersen. Con due genitori che avevano un negozio di giocattoli lui e un passato nello scoutismo lei, il gioco è una costante nella loro esistenza, vissuto sotto più punti di vista, e sono tra l’altro autori di libri e giochi con attività e trucchi per allenare il cervello, come Allenamente, Allenamente Junior e le pubblicazioni che invitano a pensare con Leonardo, Einstein e Sherlock Holmes per Editoriale Scienza, a metà strada tra manuali e laboratori ludici veri e propri, e di due giochi da tavolo per Erickson, Dragondado e Tactoo, tra giochi matematici e fiabe da rimettere in ordine.
«Queste giornate in casa – è il consiglio di Carzan – probabilmente sono il momento per i genitori per riprendersi il tempo e giocare insieme ai propri figli. Fare una proposta a un ragazzino non è solo invitare a provare una lettura o un gioco, ma creare le condizioni per cui giochiamo insieme, leggiamo insieme. E nella maggior parte dei casi la risposta è positiva, i bambini sono disposti a provare. Siamo noi adulti che dobbiamo metterli nella condizione di provare». Affiancandoli.
Perché non c’è niente di peggio per non suscitare la curiosità che proporre senza partecipare. Perché ciò che si nota spesso è che i bambini oggi sembrano spesso aver smarrito quella loro grande capacità di creare il gioco da sé.
«Il nostro ruolo come adulti – sottolinea Carzan - è quello di essere una guida per invitarli a esplorare, diventando una proposta verso l’autonomia, che deve essere un giusto equilibrio con i modelli che hanno. La cosa importante è trovare la storia e il gioco giusto».
Senza demonizzare i videogiochi. «Ce ne sono di bellissimi – conclude Carzan -, anche dedicati alla storia, all’arte. I problemi sono i giochi pensati per creare dipendenza, con continui rimandi a prospettive di gioco future, e che dalla piacevolezza iniziale portano all’incapacità di controllo da parte del giocatore. E questi non sono pericolosi solo per i bambini, ma anche per gli adulti».
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