LA FINE DELLA STAR
Il basic instinct di Sharon Stone: criticare Hollywood
Il periodo buio dell’attrice: «Dopo l’ictus sono disabile: così mi chiamano pochissimo»

Si è definita disabile, sostiene di avere perso tutto, che il mondo di cui era una star le abbia voltato le spalle.
Sharon Stone, 65 anni compiuti a marzo, non è certamente un’attrice dimenticata. Non dai suoi tantissimi fans sparsi per il mondo, conquistati per la maggior parte dei casi con un accavallamento di gambe vietato ai minori in “Basic Instinct”, film che ottenne grandi incassi all’inizio degli anni ‘90 e che sollevò anche un grande dibattito a causa dei suoi forti contenuti erotici. Di lì la carriera di Sharon Stone spiccò il volo: con “Casinò” di Martin Scorsese vinse il Golden Globe e fu candidata all’Oscar, con “Basta guardare il cielo” e “La dea del successo” ottenne nuovi riconoscimenti.
Poi il periodo buio, su cui torneremo in seguito, e la seconda parte della carriera, culminata nella vittoria di “Broken Flowers”, in cui recita da protagonista, al festival di Cannes del 2005 prima di tuffarsi in “Basic Instinct 2”, in cui è lei stessa a spingere per avere più scene di nudo e di sesso, sia lesbico che di gruppo, per mettere in mostra il suo fisico tornato statuario. Il film, tuttavia, non ha il successo sperato, anzi, è un vero e proprio flop: incassa solo la metà di quanto era costata la sua realizzazione e fa vincere alla Stone il “premio” di peggiore attrice protagonista dell’anno al “Razzie Award”. Continua a recitare con assiduità fino al 2015, ma pochi dei film a cui partecipa raggiungono un indice di gradimento sufficiente.
Torniamo dunque al periodo buio, perché è stata proprio Sharon Stone, in un’intervista concessa nei giorni scorsi alla rivista “People”, a rievocarlo. A ricordare l’ictus che la colpì nel 2001 e i successivi giorni in terapia intensiva nei quali i medici si erano praticamente rassegnati, il lento recupero e il suo prezzo.
«Ho perso tutto. Ho perso tutti i miei soldi. Ho perso la custodia di mio figlio. Ho perso la carriera. Ho perso tutte quelle cose che ritieni siano la tua vera identità e la tua vita» ha dichiarato, prima di attaccare frontalmente quella Hollywood che l’ha abbandonata non solo nel momento del bisogno, ma anche dopo, perché ingaggiarla avrebbe voluto dire rispettare i suoi tempi di lavoro, onde evitarle pericolose crisi di epilessia. Inoltre, per farla lavorare serviva e serve un’assicurazione speciale che nessuno intendeva e intende pagare. «Così mi chiamano pochissimo», ha concluso, dicendosi comunque soddisfatta di come è tornata a vivere.
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