L’INCONTRO
Il «mal di carcere» di Daria Bignardi
La scrittrice presenta il suo libro “Ogni prigione è un’isola” a Varese in Sala Montanari e lancia un proposta contro il sovraffollamento

Presentazione affollata, in Sala Montanari a Varese, dell’ultimo libro di Daria Bignardi “Ogni prigione è un’isola” (Mondadori). A dialogare con la scrittrice sul libro dedicato al mondo delle carceri, Emiliano Bezzon, dirigente dell’assessorato alla cultura del Comune e scrittore.
«HO PRESO IL MAL DI CARCERE»
«Quando ho deciso di scrivere di carceri dove vado dal ‘97. Il carcere è un posto molto brutto – dice Bignardi –, e ho cercato una chiave per scrivere un racconto accattivante per chi leggeva. E dunque ho parlato molto di me». Nel carcere milanese di San Vittore la scrittrice incontrò personaggi della mala, rapinatori, storie di delinquenti dalle vite rocambolesche e avventurose. «Poi non ho più smesso di frequentare il carcere – continua –, è stata un’esperienza che mi sono portata dietro negli anni. C’è chi prende il mal d’Africa: io ho preso il mal di carcere».
INDULTO E AMNISTIA
Prima di chiudere l’incontro la scrittrice introduce un tema importante: quello dell’indulto e dell’amnistia per i piccoli reati, una soluzione per alleggerire il sovraffollamento: «È l’unico modo per evitare che la situazione delle carceri esploda. Lo dicono gli esperti. Ma non è questo il momento ideale, non siamo nell’atmosfera giusta».
L’articolo completo sulla Prealpina di mercoledì 29 gennaio, in edicola e disponibile anche in edizione digitale.
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