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La Pilotta: scrigno di tesori
A Parma riapre il complesso monumentale dopo il progetto di riqualificazione

Un complesso monumentale unico che racconta il potere ducale dei Farnese, attraverso un palazzo che rappresenta il centro storico e civile della città di Parma. È la Pilotta, dove si trovano il Teatro Farnese, la Galleria nazionale di Parma, il Museo archeologico nazionale e la Biblioteca palatina, luoghi con una storia antica, con collezioni ricche di piccoli e grandi tesori, separati nel tempo, ma che oggi hanno ritrovato la loro unità, dando vita a un centro culturale e scientifico che si apre a un nuovo dialogo coi cittadini (complessopilotta.it).
Dopo sei anni di lavori è infatti terminato il progetto di riqualificazione e di riallestimento del percorso espositivo del Complesso monumentale della Pilotta di Parma. Qui è stata riportata alla sua originaria unità una delle più importanti concentrazioni italiane di documenti, beni culturali, artistici e librari, riunendo istituti nati insieme, ma poi smembrati nell’Ottocento e consentendo così di riscoprire il senso originario con cui una delle più prestigiose raccolte italiane venne costituita e organizzata nel tempo, nonché il legame tra contenuto e contenitore architettonico. L
’edificio della Pilotta è una delle rarissime sopravvivenze degli esperimenti che, a cavallo tra XVI e XVII secolo, hanno portato alla nascita dei musei come istituzioni caratteristiche della storia moderna. Mentre la Nuova Pilotta rappresenta un ripensamento generale dell’unico museo enciclopedico pubblico italiano, affinché serva da strumento di analisi intellettuale. L’ultimo tassello di questo mosaico è l’apertura della sezione archeologica, completamente ripensata, seguendo i principi più innovativi della ricerca scientifica, che annoverano riferimenti alle acquisizioni della new archaeology, la global history, la connected history e perfino la cosiddetta big history.
Un esempio notabile di quanto realizzato è anche l’Ala Nord alta, con sette nuove sale dedicate agli esponenti più significativi dell’arte emiliana tra il Cinquecento e il primo Seicento, che favoriscono un collegamento diretto con le opere dai Fiamminghi all’arte del Manierismo parmense. A ciò si affiancano le sale dell’Ala Nord bassa, o la Passerella Farnese, viatico ai saloni della ritrattistica ducale, con un nuovo allestimento del patrimonio di medaglie e monete rinascimentali e di volumi a stampa finora mai esposti. Il Teatro Farnese, capolavoro del 1618 e primo teatro moderno della storia europea, continua a mantenere il suo ruolo originario, ovvero quello di ospitare spettacoli e concerti di alta qualità. Non è da dimenticare la Biblioteca palatina, entrata nel novero degli istituti del Complesso monumentale con il fondo di disegni e stampe al mondo, gli ambienti sontuosi, la dotazione di beni librari e documenti, tra cui la raccolta di manoscritti e stampati ebraici, seconda per qualità e quantità a quella della biblioteca di Gerusalemme e provenienti dalla Biblioteca dell’abate Giovanni Bernardo De Rossi che insegnò all’Università di Parma.
Un nuovo volto è stato inoltre disegnato per il Museo Bodoniano: alla collezione è stata infatti trovata un’altra destinazione, caratterizzata da un’estetica stile impero, coeva agli ultimi anni di attività dello stampatore. Il percorso espone l’intera collezione di punzoni originali e di stampati, con la possibilità di visionare repliche di torchi e di usufruire di ausili digitali come un tavolo interattivo e quattro totem. Nell’ottica della modernità, si segnala poi un altro tavolo multimediale e interattivo all’ingresso dell’Ala ovest, che introduce alle sezioni dedicate alla storia dell’arte italiana nelle collezioni parmigiane, mediante il quale è possibile operare una ricerca per opera o per autore. Infine, uno dei compimenti recenti più significativi riguarda la cosiddetta Sala ottagona della Rocchetta, primo allestimento romantico d’Italia conseguito con il ritorno delle opere da Parigi dopo le spoliazioni napoleoniche. Questa realizzazione era stata menomata dagli interventi degli anni Settanta che avevano rimosso, in particolare, i tessuti di arredamento voluti per “santuarizzare” le opere del Correggio.
Dopo un lungo lavoro di restauro, ricerca e riedizione delle stoffe da una famosa seteria genovese, essa viene oggi inaugurata, quale parte della Nuova Pilotta, restituita alla sua antica bellezza.
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