POETICA
L’Obelisco celebra la storia di una comunità
Maria Cristina Carlini dona a Milano la sua scultura monumentale
Dal 21 giugno, in piazza Berlinguer, Milano ospita in permanenza una nuova scultura. Si tratta di Obelisco (2015), opera dell’artista Maria Cristina Carlini (Varese, 1942; vive e lavora a Milano); all’iniziativa si accompagna fino al 30 giugno una mostra fotografica (Sala Arianna, via Savona 99) che delucida “alcuni momenti salienti del percorso” della scultrice.
Due verticali assi di legno di recupero (una vecchia struttura impiegata per la mungitura), trattenute da una “corteccia” di acciaio corten a formare una sorta di V, si innalzano per oltre quattro metri a dare vita ad Obelisco, un antico e iconico rimando «alla celebrazione monumentale» (così il curatore Flaminio Gualdoni). Notiamo che Obelisco non è un’installazione site-specific (pratica non ignota e anzi apprezzata dalla scultrice) «ma sicuramente - ci rivela l’artista - l’opera istituisce con l’ambiente circostante un dialogo profondo grazie agli spazi e alle architetture presenti».
Il lavoro «nasce dall’esigenza di condensare passato e presente...Il legno di recupero è testimonianza di un precedente vissuto mentre l’acciaio è maggiormente affine ad un’idea di tecnologia e contemporaneità. La scelta di un elemento architettonico legato al ricordo di particolari avvenimenti storici rimanda all’importanza che attribuisco alla memoria».
Storia, antichità, memoria sono infatti concetti su cui si costituisce la poetica della Carlini; ma quale collocazione acquistano entro i confini della ricerca dell’artista varesina? «Nella mia espressività è molto forte il richiamo alla primordialità, all’arcaico e alla memoria, in essi ricerco e ritrovo l’essenza … avverto la sensazione di cogliere il profondo, di eliminare il superfluo e di arrivare al cuore, al nucleo primigenio delle cose e di noi stessi. In questi termini la memoria è un elemento fondamentale in quanto rappresenta la nostra identità. Mi sento fortemente legata alle mie origini e alla cultura mediterranea. La terra, materiale con il quale mi confronto abitualmente, è anche la terra da cui proveniamo e che ci ha plasmato, la connessione con essa è viscerale e imprescindibile … ha contribuito a dare forma e sostanza alla nostra “mediterraneità” e “italianità”».
Cosa spera di lasciare a chi si avvicina alle sue opere? «Il mio obiettivo è generare un’emozione [che] può scaturire … da una memoria arcaica … che non è esclusivamente personale, ma può essere condivisa e comune a più persone. ... cerco l’essenza perché in essa è possibile trovare un sentire collettivo proprio perché proveniente da un profondo ancestrale. Ciò che spero di lasciare è appunto un’emozione...»
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