LA MOSTRA
L’opera a stampa negli ultimi 150 anni
All’Orangerie della Reggia di Monza un viaggio tra i grandi e la grafica. Oltre 120 fogli originali e in alcuni casi molto rari o unici
Un viaggio tra la fine dell’Ottocento e lungo tutto il secolo breve attraverso le sperimentazioni della grafica. È questo il percorso della mostra allestita all’Orangerie della Reggia di Monza, che accompagna i visitatori nel cuore di uno dei periodi più dinamici e fertili della storia dell’arte degli ultimi duecento anni, guidati dai maggiori maestri italiani e internazionali. Lungi dall’essere considerate opere di serie B, le stampe per molti artisti sono state l’ambito di sperimentazione di nuovi linguaggi e tematiche esattamente come la pittura. «Tracciare un percorso nella storia dell’arte dello scorso secolo attraverso l’opera a stampa – racconta la curatrice, Simona Bartolena– è un esercizio entusiasmante. Lungi dall’essere una forma creativa minore, le tecniche a stampa costituiscono per gli artisti del Novecento un interessante territorio di sperimentazione e un mezzo espressivo autonomo». Il primo a sottolineare il valore della grafica fu il gallerista e mercante Ambroise Vollard, identificando nella definizione di Peintre-graveur – spiega ancora Bartolena – gli artisti del XX secolo che hanno prodotto stampe di invenzione e non di riproduzione. «I peintres-graveures sono maestri che usano le tecniche di stampa con la stessa mentalità e la medesima intenzione con cui usano il pennello, la tavolozza, i colori a olio. Un’opera a stampa non è un prodotto di serie, è un’opera originale e come tale è stata ideata, creata, disegnata di proprio pugno dall’artista, che l’ha pensata come espressione del proprio sentire, parte della propria creazione artistica. Considerando la vastità del tema – che abbraccia tutta la storia dell’arte dalla fine del XIX secolo ai nostri giorni – una mostra come questa non può che essere una traccia, un’ipotesi di lavoro».
La mostra presenta oltre 120 fogli originali, in alcuni casi molto rari o unici, da Manet a Renoir, da Toulouse-Lautrec a Cézanne, fino ai protagonisti della stagione Simbolista, per proseguire poi tra i vari movimenti d’avanguardia e i loro principali interpreti: da Braque a Matisse, da Pechstein a Dix, da Kandinskij a Klee, da Miró a Giacometti, da Hartung a Dubuffet, da Vedova a Burri. Interessante il focus sulla grafica cubista, con lavori di enorme importanza e raramente esposti al pubblico di Pablo Picasso (Nature morte à la bouteille de Marc, 1911) e Georges Braque, mentre la sequenza di stati di stampa (la versione definitiva e cinque rare prove colore e una in nero) della Crocifissione di Georges Rouault porta direttamente all’interno dei segreti del processo creativo. L’esposizione propone poi una ricognizione sulla grande tradizione della grafica italiana, da Gino Severini a Giorgio de Chirico, Giuseppe Viviani e Luigi Bartolini a figure di pittori e scultori che vedevano nella stampa d’arte un terreno di espressione autonoma, come Giorgio Morandi con e sue celebri nature morte silenziose, Marino Marini, Massimo Campigli e due poeti dell’Informale quali Emilio Vedova e Alberto con le sue celebri Combustioni.
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