BRASILIA
Lula sul Nyt, 'democrazia e sovranità non sono negoziabili'

(ANSA) - BRASILIA, 14 SET - Il New York Times pubblica sul
proprio sito web un articolo firmato dal presidente brasiliano
Luiz Inácio Lula da Silva, intitolato "La democrazia e la
sovranità non sono negoziabili". Nel testo, Lula rigetta le
argomentazioni utilizzate dal governo Trump per alzare i dazi al
50% su una serie di prodotti brasiliani, affermando che la
motivazione sostanziale dell'iniziativa è politica. Washington -
afferma il capo di Stato - "sta utilizzando i dazi e la legge
Magnitsky per cercare di garantire l'impunità all'ex presidente
Jair Bolsonaro, che ha orchestrato un fallito tentativo di colpo
di Stato l'8 gennaio 2023, cercando di sovvertire la volontà
popolare espressa nelle urne".
"Sono orgoglioso della Corte suprema per la sua storica
decisione di giovedì, che salvaguarda le nostre istituzioni e lo
Stato di diritto democratico. Non si è trattato di una "caccia
alle streghe" - scrive il leader progressista riprendendo le
parole di Trump - . La decisione è stata il risultato di
procedimenti condotti in conformità con la Costituzione
brasiliana del 1988, promulgata dopo due decenni di lotta contro
una dittatura".
Lula spiega inoltre che i dati della bilancia commerciale tra
i due Paesi pende a favore degli Stati Uniti, per sottolineare
che la decisione di applicare dazi elevati non ha alcuna logica
economica. "Gli Stati Uniti non presentano un deficit
commerciale con il nostro Paese, né sono soggetti a tariffe
elevate. Negli ultimi 15 anni hanno accumulato un surplus di 410
miliardi di dollari nel commercio bilaterale di beni e servizi.
Quasi il 75% delle esportazioni americane verso il Brasile entra
in esenzione fiscale. Secondo i nostri calcoli - evidenzia Lula
- la tassazione media effettiva sui prodotti statunitensi è solo
del 2,7%. Otto dei dieci principali articoli hanno dazi zero,
tra cui petrolio, aeromobili, gas naturale e carbone. La
mancanza di una giustificazione economica alla base di queste
misure rende chiaro che la motivazione della Casa Bianca è
politica". (ANSA).
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