IL RICONOSCIMENTO
Il Lumen Claro a Belloni: «I miei valori forgiati qui»
Ieri sera a Varese premiato il manager diventati braccio destro di Arnault
Dal Varesotto ai vertici di una delle principali aziende del mondo, diventando il braccio destro di Bernard Arnault. Il 34esimo Premio Lumen Claro è stato assegnato ieri sera, mercoledì 15 maggio, ad Antonio Belloni, manager di livello mondiale, prima con Procter & Gamble e poi col gruppo Louis Vuitton Moët Hennessy. E così l’albo d’oro del riconoscimento che dal 1989, su idea di Attilio Mentasti, il Lions club Varese Prealpi assegna a una personalità varesina che ha dato lustro al territorio, distinguendosi nel campo delle professioni, delle arti e dell’economia, si arricchisce di un altro nome di prestigio.
BRACCIO DESTRO DI ARNAULT
Durante la cerimonia organizzata al Salone Estense e condotta da Alberto Ciatti, presidente del Lions club Varese Prealpi, alla presenza del sindaco Davide Galimberti, si è raccontato come Belloni, nei suoi 23 anni di permanenza nella holding francese, sia arrivato a essere il braccio destro del presidente Bernard Arnault gestendo marchi della moda del livello di Dior, Fendi, Loro Piana, oppure del comparto vinicolo e dello champagne, su tutti il Moët Chandon, oltre ai profumi e ai cosmetici e della grande distribuzione.
D’altronde anche durante il suo discorso, Belloni mostrava quel carisma, chiarezza di comunicazione e sicurezza che, evidentemente, gli hanno permesso di scalare i vertici della managerialità mondiale.
I VALORI FORGIATI NEL VARESOTTO
«Per me – ha detto – la base sono stati i valori forgiati nel Varesotto tra la famiglia, gli scout e negli sport di squadra. Avevo energia e desiderio di far bene: risposi a un annuncio di Procter & Gamble, l’azienda che formava i migliori marketers al mondo e lì sviluppai competitività, la capacità di gestione aziendale e di costruire una marca. Tra incontri fortunati e buone scelte, per tre volte Vuitton cercò di avvicinarmi: alla terza mi chiesero se volessi pranzare col presidente Arnault e a quel punto dissi di sì. Da lì iniziò la seconda parte della mia carriera, in cui avviai una crescita organica dei marchi, acquisendone anche sei italiani, ma attuando uno sviluppo in Italia che, senza di noi, forse non avrebbero avuto, tanto che negli ultimi anni, parentesi Covid a parte, qui assumiamo mille persone l’anno».
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