IL RECUPERO DELLE ORIGINI
Maurizio Carucci: il «Respiro» dopo la crisi
Il leader degli Ex-Otago pubblica il suo primo album da solista

Il respiro è un ponte ma anche l’acqua che passa sotto il ponte, è una cassetta piena di verdure molto mature, alcune marce e forse pure qualche primizia. Respiro è un’aura, qualcosa che non si tocca ma che ha a che fare con la vita. Qui dentro c’è tutto me stesso». Maurizio Carucci (foto Martina Panaraese), leader degli Ex-Otago, pubblica il suo primo album solista Respiro. Un lavoro volto al recupero delle origini, della semplicità, della solitudine. Non in un senso egoistico, ma parte di un percorso per ritrovarsi dopo fasi di smarrimento.
Due anni fa Carucci è entrato in quella che definisce «una crisi identitaria. Ho capito che avrei dovuto mischiarmi nella musica in maniera inedita. Così non solo avrei salvato la mia salute, ma anche il progetto musicale degli Ex-Otago. In ogni relazione amorosa bisogna avere il coraggio, gli strumenti e le capacità per voler porre delle basi nuove per stare ancora insieme. E a volte bisogna anche allontanarsi». È ciò che ha fatto. Da Genova si è trasferito in Val Borbera, nella campagna di Alessandria. Si è messo a fare l’agricoltore, a studiare le piante, a fare lunghe passeggiate. È andato persino in bicicletta fino a Taranto, terra d’origine di suo padre, documentando tutto in un podcast. Viaggi, aria aperta e musica: questa è stata la sua cura. Facendo tutto da sé: «Ho scritto questo disco senza pensare a nulla, semplicemente perché così facendo stavo meglio. Non mi sono preoccupato delle sonorità pensando che dovevano andare in un posto o in un altro o che dovevano piacere a qualcuno. Ho un pianoforte in casa e ho registrato le parti con quello, con il riverbero naturale della mia stanza. Come ho registrato io le voci, nella sala della mia cascina in montagna. È un disco sincero e la produzione è estremamente verace. Alcune cose le ho prodotte proprio io. È nato come nascono le cose spontanee, come i fiori che troviamo ogni anno nei campi e nelle vigne». Non solo. Appassionato di fotografia, Carucci ha curato interamente la grafica dell’album: «Questo disco è una grande opera umana. In questo momento dove la delega è la norma, da artigiano quale mi sento ho provato a seguire tutto per dare una testimonianza a me stesso. Penso che abbia un valore quasi politico e forse un messaggio: cerchiamo di diventare sempre meno interpreti e sempre più autori».
Per quanto riguarda le ispirazioni, prosegue Carucci, «ho fatto l’operazione bizzarra e rischiosa di inserire tutte le mie anime. Sono nato a livello musicale facendo il dj techno-progressive, innamorato follemente di Gigi Dag. Ho poi passato momenti indimenticabili con grandi cantautori, come Vasco Rossi, Venditti, Paolo Conte. E ultimamente ascolto anche moltissima musica elettronica berlinese. Ho cercato un connubio tra mondi lontanissimi. È un disco che se n’è fottuto di me: non potevo fare calcoli o schemi. Questo sono, questo ho dovuto fare».
Carucci porterà l’album dal vivo quest’estate, con anche una data mantovana a giugno. A novembre partirà un breve club tour che tra le tappe prevede i Magazzini Generali di Milano. E gli Ex-Otago? Nulla da temere: «Ci stiamo vedendo e stiamo scrivendo. Stiamo lavorando a un disco».
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