MODA
Piercing, differenziarsi o appartenere?
Lo strumento di espressione utilizzato fin dall’antichità

A chi ha paura anche di una puntura l’idea di farsi bucare un lembo del proprio corpo - che sia il labbro, il sopracciglio o il capezzolo - per agghindarlo con un gioiello fa rabbrividire. Eppure il piercing, che non è una moda in quanto tale ma uno strumento di espressione, è una pratica di modificazione corporea che esiste da sempre e che è stata usata per comunicare appartenenze e ruoli, per manifestare canoni estetici e messaggi di ricchezza, per celebrare riti religiosi e prassi terapeutiche, e anche per aumentare il piacere sessuale. Insomma, un caleidoscopio di motivi che affondano le radici nell’antichità.
Tra le più antiche testimonianze ci sono quelle che riguardano i lobi forati: il piercing alle orecchie è, infatti, tra le prime modificazione corporali documentate. Sono diverse le mummie ben conservate che mostrano dilatazioni e fori, e altrettanti i monili che li ornavano sono stati trovati in svariati siti di tutto il mondo. Dall’India alle Americhe precolombiane, dagli antichi popoli del Mediterraneo all’Africa, dai Sumeri agli Egizi. Tra gli esempi più celebri, la maschera funebre del faraone Tutankhamon che mostra due fori di circa 1 centimetro in entrambi i lobi. Oro cesellato, argento e rame ma anche pezzetti di legno, spine, frammenti di ossa, pietre più o meno pregiate hanno ornato per millenni le orecchie - dai lobi alle parti cartilaginee - in molte culture e ancora adesso lo fanno. Anche il naso è uno dei punti del corpo a essere protagonista indiscusso nell’uso del piercing: in India le giovani donne si forano la narice sinistra e vi infilano un anellino perché il naso è considerato sacro e associato alla fertilità, alla purezza e alla spiritualità, gli appartenenti al popolo yanomamö della Foresta Amazzonica si bucano il setto nasale facendovi passare uno stecco di palma come simbolo di bellezza, ai ragazzi aborigeni Arunta per celebrare il rito di passaggio all’età adulta viene inserito un osso di animale alla base del naso a simboleggiare le prede che cacceranno, i nobili maya e aztechi adornavano con vistosi anelli d’oro le narici per mostrare potere e rango. Anche le labbra sono infilzate e decorate da anelli e bacchette di metallo, e in alcuni casi anche allargate e poi impreziosite da ogni sorta di materiale. Quella dei dischetti labiali è una pratica in uso dall’antichità in molti gruppi etnici africani che prevede prima la foratura del labbro e poi la sua dilatazione inserendovi via via dischi di argilla o di legno sempre più grandi che spesso sono associati all’importanza di chi lo indossa: in alcuni popoli solo il labbro inferiore, in altri quello superiore, in altri ancora lo indossano esclusivamente le donne. Come per le ragazze Mursi in Etiopia che attorno ai 15 anni viene inserito dhebi a tugoin, un piattino di terracotta decorato che rappresenta un forte legame di appartenenza al loro gruppo etnico. Riti religiosi, valori simbolici, segni di forza e bellezza, a seconda della cultura e del tempo storico considerati, il piercing assume diversi significati e tocca svariati ambiti. Anche quello sessuale: prima della diffusione che si è avuta anche nel mondo occidentale sono state soprattutto le popolazione dell’Asia sud orientale e dell’India ad aver adottato questa pratica e principalmente per trarre piacere dai rapporti intimi.
Nell’antico testo indiano Kama Sutra si fa riferimento all’apadravya, una barretta di metallo che trapassa il pene in senso verticale all’altezza del glande e che serve ad aumentare il piacere del partner. E le testimonianze di pratiche simili a questa, come l’uso dell’ampallang, sono documentate da molti viaggatori europei che visitarono nei secoli scorsi quelle zone del mondo. Come Paolo Mantegazza che racconta «le donne Daiachi del Borneo hanno il diritto di insistere perché un uomo indossi un ampallang e se l’uomo non acconsente, esse possono chiedere la separazione. Esse sono solite dire che un amplesso senza questa aggiunta è come riso sciapo, mentre in sua presenza è come riso con il sale». E dal Borneo, così come dall’Americhe, dalle pieghe del tempo e dalle diverse culture il variegato mondo del piercing si è diffuso anche da noi intorno alla metà del secolo scorso.
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