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Sabina Guzzanti: «La libertà è un’aspirazione che richiede sforzo»
Lo spettacolo Liberidì Liberidà è un monologo “essenziale e corrosivo”: «Cerco di resistere a tutto ciò che ci spinge a stare zitti, all’isolamento»
«Liberidì Liberidà»: «un po’ come una filastrocca, Obladì Obladà» sorride Sabina Guzzanti nel presentare il suo nuovo spettacolo, «dialoghi immaginari con Meloni e Schlein, anche questi nell’ottica della partecipazione, perché io parlo alla pari con la presidente del Consiglio e la leader dell’opposizione e già questo è strano ed eccitante per il pubblico e per me, perché non è certo quello che sperimentiamo tutti i giorni la possibilità di interagire con le istituzioni di contare qualcosa». Partecipazione, sì, perché l’ironia tagliente e la critica sociale di Sabina Guzzanti in questo Liberidì Liberidà che il 20 luglio è al Castello Sforzesco di Milano fin dal titolo porta immediatamente l’idea di libertà. Di pensiero, soprattutto, in un’epoca di grandi cambiamenti e incertezze. «La libertà – sottolinea infatti Sabina Guzzanti – è partecipazione, è la possibilità di partecipare. La libertà fondamentalmente è uguaglianza di accesso ai diritti nel contesto sociale. E poi c’è una libertà interiore, che è la libertà dai condizionamenti, dalle manipolazioni, che oggi sono così importanti perché arrivano anche dagli algoritmi che sono assai sofisticati, più sofisticati di quanto non siamo abituati, in un contesto in cui le capacità di decodificare diminuiscono. La libertà è un’aspirazione che gli esseri umani hanno sempre avuto, che richiede sicuramente uno sforzo per essere apprezzata e che è un prodotto culturale come la democrazia, perché la cultura è fondamentale in una democrazia. In Grecia nascono insieme il teatro e la democrazia, vengono teorizzati insieme: la democrazia è un prodotto culturale, non è spontanea, è il risultato di tanti esperimenti di convivenza». Ecco allora questo monologo “essenziale e corrosivo”, come è stato definito, su temi che a Sabina Guzzanti sono cari, invitando gli spettatori a riflettere su cosa significhi essere veramente liberi e toccando momenti che vanno dalla politica allo sviluppo tecnologico a, soprattutto, come conservare dignità. E se si chiede a lei, a Sabina Guzzanti, se si sente ancora libera, la risposta è chiara: «La libertà non è una cosa che ti devi sentire, ma che ti devi prendere. Prendersi la libertà è un gesto politico, come è un gesto politico non prendersela: chi pensa “io mi faccio gli affari miei” sta facendo un gesto politico, sta decidendo che qualcun altro può occuparsi, può prendersi per esempio cose che non gli spettano. Quindi io non è che mi sento libera: io cerco di essere libera. Cerco di allargare possibilmente il raggio di azione, di resistere a tutto ciò che ci spinge invece all’isolamento, a stare zitti. E in Italia in particolare è fortissima, dal punto di vista esistenziale, la sensazione che un Italiano non conti un tubo, che le istituzioni non contino un tubo. E di conseguenza l’idea che ciascuno debba farsi la sua strada da solo». E anche dal palco Liberidì Liberidà tornerà invece proprio al pensiero della partecipazione, dell’interazione e dei diritti, lontani dai condizionamenti.
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