SUL PALCO
Titizé: venite tutti, stasera faremo un grammelot
Il 19 giugno al Teatro degli Arcimboldi di Milano uno spettacolo tra clowneria, acrobazie e macchine sceniche

Immagini evanescenti, allusioni e miraggi: è il linguaggio dei sogni. Ed è il linguaggio che parla Titizé. A Venetian Dream, lo spettacolo scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca che porta dieci interpreti, tra cui acrobati, attori e musicisti, al Tam Teatro Arcimboldi di Milano il 19 giugno. Una narrazione allusiva, un caleidoscopio che intreccia diversi piani di significato, quasi fosse un “grammelot”, un connubio tra clowneria, linguaggio del corpo, acrobazia e utilizzo di macchine sceniche, senza ricorrere alla parola, fondendo innovazione e tradizione.
Già emblematica la prima parola del titolo, “Titizé”, tu sei, che richiama l’attenzione sul potere del verbo essere invitando a immergersi nell’essenza di Venezia, dove si mescolano passato e presente in un unico racconto. Venezia con il suo splendore, le sue atmosfere, la sua poesia e i misteri che la abitano. «Ci saranno i riflessi nell’acqua, la diafanità delle sfuocature quando le nuvole scendono basse basse, ci sarà il gioco mitico del mascherarsi che ci rimanda al velarsi per svelarsi e per poi ancora rivelarsi: i tre movimenti magici che i maghi e gli sciamani conoscono e si tramandano – scrive Daniele Finzi Pasca nelle sue note di regia –. Ci sarà la notte e la sua follia, le cialtronate dei buffoni, oggetti che leviteranno, acrobati che voleranno, pioggia surreale e un continuo ricreare equilibri impossibili. Ci saranno i personaggi della tradizione che in un gioco caleidoscopico saranno moltiplicati, sdoppiati, smontati e ricostruiti». Stupore e leggerezza, storie belle e misteriose che compongono un vero e proprio mosaico. «La clowneria che pratichiamo è da sempre intimamente legata alla tradizione e porta con sé echi del linguaggio della Commedia dell’Arte – prosegue nelle sue note il regista –. Veniamo da un teatro dello stupore e della semplicità che negli anni abbiamo contaminato utilizzando macchine sceniche sempre più affascinanti, inventando un’estetica visiva che ci è propria. Costruiamo spettacoli nei quali immergiamo interpreti multidisciplinari in universi rarefatti dove la meraviglia a volte si manifesta in modo ingenuo, a volte ingegnoso, altre volte surreale». E in questo spettacolo, con musica e orchestrazione di Maria Bonzanigo, scenografia di Hugo Gargiulo e costumi di Giovanna Buzzi, e che ha debuttato nel luglio scorso al Teatro Goldoni di Venezia, va in scena con leggerezza il mondo dei Guitti, che questa volta si presentano come abili prestigiatori. Capaci di coinvolgere.
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