RABBIA DIETRO LE SBARRE
«Un’ora da incubo»: nuova protesta ai Miogni
Urla, grida d’aiuto e battiti sulle sbarre dal carcere di Varese. I residenti si chiedono se sia successa una nuova tragedia
Dopo l’inquietante notte di lunedì, la protesta nel carcere dei Miogni di Varese si è ripetuta anche nella serata di mercoledì 28 maggio, con modalità altrettanto sconvolgenti. Intorno alle 21.30, dal penitenziario si è alzato un coro continuo di urla e battiti sulle sbarre, proseguito per circa un’ora con toni via via più violenti. Dalle finestre di via Brunella, il suono si è propagato nell’aria come una ferita aperta: voci straziate, richieste d’aiuto, grida che qualcuno ha definito «disumane, quasi tribali».
RESIDENTI PREOCCUPATI
Il fragore ha richiamato l’attenzione dei residenti, alcuni dei quali, scossi e preoccupati, si sono affacciati per cercare di capire cosa stesse succedendo. Sembrava di sentire un lamento collettivo, una rabbia che si rovesciava sulle mura dei palazzi adiacenti. Ancora non è chiaro se si tratti di una prosecuzione della protesta esplosa lunedì, quando la morte improvvisa di un detenuto trentacinquenne aveva gettato nello sconforto l’intero reparto.
ALTA TENSIONE
La direzione del carcere e le autorità competenti non hanno ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma cresce l’allarme tra chi abita nei pressi della struttura, scosso da due notti consecutive segnate da un’eco di dolore che sembra non volersi placare. Nel frattempo, la tensione resta alta. E il timore è che il silenzio del giorno non basti più a contenere il grido della notte.
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