IN APPELLO
Varese, anziano raggirato: bancaria scagionata
Condannate la badante e sua nipote
No, quella funzionaria di banca «non ha fornito nessun concorso morale o materiale nella condotta di sistematico depauperamento» del patrimonio multimilionario di un pensionato varesino messa in atto dalla sua badante albanese. Così, in estrema sintesi, aveva scritto l’allora gup del Tribunale di Varese Giuseppe Battarino nel sentenziare nel gennaio dell’anno scorso «il non luogo a procedere per non aver commesso il fatto» nei confronti di una gallaratese di 51 anni, private banker di Ubi Banca della filiale di Busto Arsizio. La pm varesina Valeria Anna Zini - così come la nipote dell’ormai defunto “paperone”, i cui interessi sono stati rappresentati dall’avvocato Marco Lacchin - non c’è stata ed è ricorsa contro la decisione. Con il suo ricorso, ha chiamato in causa i giudici di appello affinché pronunciassero un decreto che disponesse il giudizio nei confronti della bancaria, difesa dall’avvocato Carlo Alberto Cova. Obiettivo: poter celebrare davanti al Tribunale di Varese un processo per stabilire un suo eventuale coinvolgimento nella circonvenzione di incapace di quel cliente che nel 2016, da un giorno con l’altro e nonostante fosse alle prese con un inizio di decadimento cognitivo, “sbloccò” una polizza di 1,3 milioni di euro e poi effettuò davanti a un notaio tre diverse donazioni per un valore complessivo di 730mila euro a favore della badante, T. Q., 70 anni, e della nipote di quest’ultima, S.Z., 35enne. Tuttavia, il ricorso, coltivato in aula dal sostituto procuratore generale Giulio Benedetti, e avversato dalla difesa dell’imputata, è stato respinto dai giudici della quarta Corte d’Appello di Milano. Precisato che le motivazioni non saranno depositate prima di 60 giorni, la bancaria può tirare un sospiro di sollievo. «È stato escluso che la mia assistita sia stata in qualche modo la “regista” di un’attività illecita contro il suo cliente», ha commentato l’avvocato Cova.
La circonvenzione d’incapace è invece costata una doppia condanna alle due donne albanesi: tre anni alla badante e due anni a sua nipote. Una sentenza emessa prima dai giudici di Varese e confermata dalla quarta sezione della Corte d’Appello di Milano. Per la cronaca, in un altro filone della stessa inchiesta, ma relativo a un legato testamentario di 20mila euro a lei destinato dal pensionato (e per altro mai incassato), la bancaria originaria di Gallarate è stata condannata in appello per tentata circonvenzione di incapace - ma per i soli fini civilistici - a risarcire con cinquemila euro la nipote della vittima. Contro la sentenza pende un ricorso alla Corte di giustizia Europea.
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