DA VEDERE
«Venite a teatro per sognare e divertirsi insieme a me»
«Fata Morgana» al Manzoni è un viaggio attraverso il repertorio teatrale di Gianfranco Jannuzzo e non solo

Fata Morgana è una donna, è terra, madre generatrice di vita, di libertà: sei vicino a una donna non hai paura di nulla e fin da bambini occorre imparare ad avere rispetto per la figura femminile. Fata Morgana è anche un invito a sognare: se ci pensiamo bene, rincorrere i sogni è la cosa più reale che abbiamo, è l’unica contraddizione che conosco in grado di offrire a ciascuno di noi una ragione di vita. Il mito di Fata Morgana è miraggio, illusione, speranza, le aspettative e i progetti di tutti noi davanti ad un traguardo la cui asticella si alza sempre più e che diventa sogno, magia ma anche consapevolezza di noi stessi». Gianfranco Jannuzzo parla con entusiasmo dello spettacolo che fino al 26 ottobre porta al teatro Manzoni di Milano, Fata Morgana, appunto, che parla di tanto, pur «ridendo e scherzando» sorride l’attore. Ma con «momenti diversi tra loro» che, suddivisi in due tempi, rappresentano un viaggio attraverso il suo repertorio teatrale e non solo. Brani comici, riflessioni profonde, aneddoti personali, mettendo in evidenza la complessità dell’animo umano ed esplorando le maschere che si indossano e ciò che vi si nasconde dietro. Da lui interpretato e diretto, e scritto a quattro mani con Angelo Callipo, «poeta vero con una capacità di scrittura straordinaria», nello spettacolo, sottolinea Jannuzzo, «ci divertiamo di noi stessi, con anche l’invito a confrontarci con gli altri». Il primo appuntamento con la prosa della nuova stagione del Manzoni segna il diciannovesimo spettacolo di Jannuzzo nella sala milanese, dove tra l’altro il 21 ottobre presenterà anche il suo secondo libro fotografico, lui che non nasconde di amare la fotografia, in cui parla anche della “sua” Milano. Perché, dice, «sono un terrone innamorato di questa città». Ad accompagnarlo in Fata Morgana, intanto, ci sono però le musiche originali create appositamente per questo spettacolo da Francesco Buzzurro ed eseguite dal vivo «da professori d’orchestra veri e propri», prosegue l’attore: Chiara Buzzurro alla chitarra, Nicola Grizzaffi a tastiere e piano, Angelo Palmieri all’oboe e Alessio La China al violoncello. Il tutto immerso nella scenografia creata da Salvo Manciagli e che rappresenta la Valle dei Templi di Agrigento, «questo giardino incantato della mia Sicilia, che, soprattutto quando sono illuminati, sono una gioia. E questa Sicilia che tutti avrebbero voluto conquistare e nessuno ci è riuscito. Ma così noi Siciliani siamo riusciti a prendere il meglio dalle varie dominazioni, i nostri dialetti sono moltissimi, abbiamo una ricchezza che è straordinaria ed è la stessa cosa che è successa per l’Italia, che raccoglie culture diverse». La Sicilia «come l’ho vissuta e conosciuta; la Sicilia che ho imparato ad amare grazie all’amore che ne avevano i miei genitori: allegra e amara al tempo stesso, generosa e spietata, così’ piena di luce, di vita, di contraddizioni. Isola, forse, e Ponte per mille culture». Quel ponte rappresentato anche dal mare, inteso come «una possibilità per andare oltre e confrontarci con gli altri. Fata Morgana ci suggerisce anche questo tipo di sensazioni e di consapevolezza». Parla di accoglienza, di solidarietà umana, di fratellanza, nel presentare questa Fata Morgana, metafora «della mia Sicilia ci sui sono innamorato», e spettacolo «diverso dal solito, perché ciclicamente ho bisogno di misurarmi da solo in scena con gli spettatori, anche se in questo caso sono accompagnato da quattro musicisti che suonano dal vivo» e per i quali ha parole bellissime.
«Fata Morgana»
al Manzoni è un viaggio attraverso il suo repertorio teatrale e non solo
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