LA CONDANNA
«Violentata dal mio vicino di casa»: brasiliano condannato
L’aggressione alla donna svizzera avvenne nel 2021 in Valceresio

Entrò di notte in casa della vicina, si infilò nel suo letto e palpandola nelle parti intime. Con questa accusa un quarantenne di nazionalità brasiliana è stato processato e condannato in Tribunale a Varese. Due anni, quattro mesi e ventuno giorni di reclusione: questa la pena decisa dal collegio al termine del procedimento per i reati di violenza sessuale, violazione di domicilio e lesioni personali. L’imputato dovrà risarcire la donna (costituita parte civile con l’avvocato Fabio Margarini): i giudici hanno disposto un indennizzo di 10.000 euro.
«Dormivo, mi è saltato addosso»
«Stavo dormendo e quell’uomo mascherato mi è saltato addosso, immobilizzandomi e toccandomi. Poi, quando si è accesa la luce, l’ho riconosciuto: era il mio vicino di casa». Così ha raccontato la donna, cittadina svizzera di 69 anni, in aula. L’aggressione avvenne una notte di luglio del 2021 nella sua casa di villeggiatura in un paese della Valceresio. La pensionata stava dormendo al primo piano e si svegliò perché sentì dei «rumori strani»: «Ho aperto gli occhi e ho visto un’ombra, una sagoma enorme, dietro la tenda. Ho chiesto “Chi c’è?”, quell’uomo ha fatto un balzo improvviso e me lo sono ritrovato sopra». Nella sua testimonianza la donna ha parlato di una persona «dalla pelle mulatta, con una maschera nera, inquietante, che gli copriva quasi tutto il viso, lasciando scoperti solo gli occhi. Ho iniziato a urlare e lui mi ha tappato naso e bocca con qualcosa di metallico, tanto che non respiravo».
Le grida di aiuto nella notte
L’uomo si sarebbe collocato a cavalcioni sulla signora, tenendole ferme le gambe. «Poi mi ha messo una mano sulle parti intime e poco dopo mi ha chiesto “Posso continuare?”». La donna, terrorizzata, ha ovviamente risposto di no, e a quel punto, richiamata dalle grida di aiuto, è entrata in camera la sorella della vittima, che dormiva al piano superiore. «Lui le ha dato una pacca sulla spalla, le ha detto “Tutto a posto” e se ne è andato». La 69enne chiamò i carabinieri che raccolsero la sua denuncia; agli inquirenti la pensionata riferì di aver riconosciuto - «dalla voce e dal portamento» - il suo vicino di casa, che evidentemente si sarebbe arrampicato fino al primo piano per poi entrare dalla finestra in piena notte. Ma secondo il difensore (l’avvocato Laura Martello) non c’è stata identificazione certa dell’imputato. Da qui la richiesta di assoluzione, che non è stata accolta. Il Tribunale ha solo riconosciuto all’uomo l’attenuante del “caso di minore gravità”, che gli ha consentito di ottenere uno sconto di pena (per lui il pm Lorenzo Dalla Palma aveva chiesto tre anni e un mese di reclusione).
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