BRUXELLES
L'Ue sceglie il debito comune per Kiev, salta l'uso degli asset
(di Michele Esposito e Valentina Brini)
(ANSA) - BRUXELLES, 19 DIC - Hanno prevalso, nelle parole più
utilizzate dai leader, il "buon senso", il "pragmatismo" e la
"stabilità" finanziaria. Ha prevalso la volontà di sostenere
l'Ucraina. Ma a non prevalere, in maniera netta e clamorosa, è
stata la linea che Ursula von der Leyen e Friedrich Merz avevano
indicato da giorni, quella dell'uso degli asset russi. Al
termine di uno dei vertici più lunghi e delicati degli ultimi
tempi, l'Europa ha trovato una quadra nel segno dell'unanimità,
e ha scelto di sostenere Kiev per il 2026 e 2027 con un prestito
da 90 miliardi, attraverso debito comune. "Ha prevalso il buon
senso", ha esultato la premier Giorgia Meloni, che fino
all'ultimo ha frenato sull'ipotesi dell'uso dei beni congelati
di Mosca.
Il vertice era stato preparato in modo tale che, mentre i
capi di Stato e di governo dei 27 discutevano dei temi
considerati attualmente meno centrali, le trattative sull'uso
degli asset tra la Commissione europea e il Belgio andassero
avanti per cercare di trovare un punto di caduta sul grande nodo
delle garanzie. Al momento della cena, tuttavia, è cominciato ad
emergere un dato: il binario degli asset russi non avrebbe
portato a niente. Il premier belga Bart De Wever non aveva dato
segni di cedimento. Le perplessità di Paesi come Italia,
Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca restavano intatte. Viktor
Orban e Robert Fico, nel frattempo, non smettevano di lavorare
ai fianchi per far saltare la soluzione che avrebbe scatenato
l'ita di Mosca. A quel punto il pressing di Merz e von der Leyen
ha smesso di dare segni di vitalità.
Sul tavolo dei 27 ha acquistato forza il piano B, un
prestito da 90 miliardi finanziato sul mercato dei capitali con
la garanzia del Qfp, ovvero del bilancio pluriennale
comunitario. Un simile accordo necessitava tuttavia
dell'unanimità. Ed è lì che ha avuto luogo il secondo colpo di
scena: Praga, Bratislava e Budapest si sono detti disponibili a
votare l'accordo, a patto di avere la possibilità dell'opt-out,
ovvero di non partecipare al prestito per Kiev. A notte fonda, i
27 si sono riuniti ed è bastata meno di un'ora per trovare
l'accordo. "Se sai fare il tuo lavoro, e parli con le persone,
si può arrivare ad un accordo. Mi sono preparato, ho parlato con
molte persone, anche se non si svelano i segreti del mestiere",
ha osservato, ammiccante, De Wever. I beni russi congelati
rimarranno bloccati fino a quando la Russia non avrà pagato i
risarcimenti all'Ucraina. E, se non lo farà, l'Ue si dice pronta
a ricorrere, nel rispetto del diritto internazionale, a quegli
stessi asset per rimborsare il prestito. "Sono contenta che si
sia riusciti a garantire le risorse che sono necessarie, ma a
farlo con una soluzione che ha una base solida sul piano
giuridico e finanziario", ha spiegato Meloni al termine del
vertice. Il volto, visibilmente stanco. Ma in pochi alla vigilia
avrebbero scommesso su una notte così a Bruxelles. (ANSA).
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