IL CASO
Qui Monteviasco, voglia di Svizzera
Lettera-provocazione dal borgo per lo stallo sul ripristino della funivia. «L’unico modo è l’annessione al Canton Ticino»
«Annettete Monteviasco alla Svizzera, ci pare ormai l’unico modo per riaprire la funivia». Gli ultimi a chiedere di diventare un Cantone elvetico furono i sardi, nel 2014. Questa volta l’appello-provocazione arriva da Monteviasco, dove si accontentano che la linea del confine, posta più in alto del borgo, sia portata un po’ più a valle.
Questo dice la lunga lettera di alcuni villeggianti, che hanno la seconda casa in vetta, finalizzata a rilanciare il dibattito sul futuro di questa valle.
Il 12 novembre sarà il quarto anniversario dell’incidente in cui perse la vita il caposervizio della funivia, Silvano Dellea. Incidente per il quale è in corso un processo in Tribunale a Varese che coinvolge i membri del consiglio di amministrazione della cooperativa che gestiva l’impianto, il direttore d’esercizio, due funzionari ministeriali dell’Ustif e l’ex sindaco di Curiglia con Monteviasco.
Dal giorno della tragedia il borgo è raggiungibile solo con una mulattiera, poiché l’impianto non è mai ripartito nonostante il dissequestro. Al bando per la gestione, infatti, per ora non ha partecipato nessuno.
«Il dispiacere enorme per la perdita di Silvano e l’accertamento di quanto accadde nel 2018 - scrivono i viaschini - è naturalmente sopra ogni cosa. In questi giorni, tuttavia, abbiamo visto gli scambi di battute tra varie parti politiche su chi ha meriti per la riqualificazione e la futura ripartenza della funicolare del Sacro Monte di Varese. Come vorremmo che queste polemiche riguardassero Monteviasco: saremmo felici di vedere “bisticciare” i politici sui meriti per aver fatto ripartire un mezzo di trasporto che per noi rappresenta la vita».
Nella lettera evidenziano anche che c’è qualcuno di una certa età che aveva casa in vetta e che aspettava che il borgo tornasse raggiungibile.
«Se tirare la linea di confine più giù servisse a non dover adempiere a pastoie burocratiche italiane - chiosano - allora ben venga la Svizzera, fatta salva la sicurezza naturalmente. Leggiamo che Regione Lombardia ha messo dei finanziamenti, quindi non è un problema di soldi; che addirittura sono stati messi a disposizione alloggi a Monte per chi vuole lavorare a questo mezzo di trasporto. Quindi, dove sta il blocco? In una provincia che ha ora quattro parlamentari, uno della zona, sarà possibile arrivare alla soluzione? Abbiamo guardato, in questi giorni di abbuffate politiche, a titolo di curiosità, gli archivi elettorali pubblici del 1958 a Curiglia con Monteviasco: 407 elettori contro i 130 del 2022. Al seggio è andato il 90%, contro il 68. Nel 1953 stravinse la Dc, poi il Psi e il Pci. Si sono visti quattro monarchici mentre il Movimento Autonomia Regionale Piemontese prese zero voti. Loro furono i primi a proporre in quegli anni la questione settentrionale; in fondo, chi è più settentrionale di noi? Potevano invaderci i vicini piemontesi, ora è tardi. Rimane l’annessione agli svizzeri».
Non mancano, infine, le proposte alla politica. Dopo aver letto del possibile arrivo dell’esercito, di nuovi bandi, di strade da realizzare nei boschi, l’invito è: «Venite a conoscerci, state da noi a dormire, guardatela da qui, da dentro, questa valle. Decidete con noi cosa fare perché vogliamo tornare a casa nostra che non lo è solo per pagarci le tasse. Ma fate presto». Come a dire, la Svizzera è vicina.
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