IN TRIBUNALE
Sauro Zei morì in ospedale, tre infermiere sotto accusa
L’ex pizzaiolo cadde e perse la vita: «Il letto non aveva le sbarre». Le imputate: «Noi sempre scrupolose»
Nell’udienza preliminare per la morte di Sauro Zei – noto pizzaiolo di Varese – davanti al giudice per l’udienza preliminare Niccolò Bernardi sono comparse due infermiere e un’operatrice sociosanitaria, tutte trentenni, che alla fine di ottobre del 2022 lavoravano nel reparto di Medicina generale dell’Ospedale di Circolo. Sono accusate di omicidio colposo per la morte di Zei a 86 anni, avvenuta il 28 ottobre 2022 dopo una caduta nella stanza di degenza, dov’era ricoverato per Covid.
LIVELLO 8 SU 10
Secondo la Procura di Varese, le tre operatrici non avrebbero impedito la caduta del paziente: non avrebbero alzato le sbarre del letto e non avrebbero sorvegliato un uomo che, per le sue condizioni, presentava un rischio elevatissimo di cadere. Zei era infatti classificato a livello 8 su una scala da 0 a 10. Quel giorno si alzò dal lato sinistro del letto, dove le sbarre non erano state attivate, fece pochi passi sofferente e disorientato e cadde con violenza, battendo la testa. Il trauma cranico gli fu fatale nel giro di dodici ore. La moglie Carla e le figlie Ilaria e Laura si sono affidate agli avvocati Gianluca Franchi e Monica Goergen, scegliendo però la strada del processo civile contro l’azienda ospedaliera. Non si sono quindi costituite parti civili nel procedimento penale aperto mercoledì 3 dicembre.
SIGLA “LP” IN CARTELLA
Le imputate, difese dagli avvocati Andrea Orelli, Giulia Puerari e Fabio Ambrosetti, sostengono invece di avere operato correttamente e con scrupolo. Le difese ricordano che sulla cartella clinica era indicato “LP” (letto-poltrona) e non l’obbligo delle sbarre protettive. Una delle infermiere ha scelto il rito abbreviato. Dopo le prime battute, l’udienza è stata aggiornata a fine aprile, quando si discuteranno i rinvii a giudizio e la posizione dell’imputata che ha scelto l’abbreviato.
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