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A Como una visita in dialetto
Il 25 gennaio a San Carpoforo, un’antica chiesa che è testimonianza della fede cristiana

Un sabato alternativo. Un’occasione particolare per chi è curioso e ama la tradizione. Sabato 25 gennaio alle ore 10 in quel di Como l’associazione Famiglia Comasca organizza la «Visita de la gésa de San Carpofur», una passeggiata diversa dal solito perché oltre ad andare alla scoperta della basilica di San Carpoforo, aperta per l’occasione, si potranno ascoltare alcune letture di componimenti in dialetto lombardo (prenotazione su SlowLakeComo.com).
La basilica romanica sorta alla fine del IV secolo è considerata la prima della diocesi di Como e probabilmente la sua prima cattedrale. Dedicata al protomartire comense San Carpoforo, fu edificata non distante dal luogo presunto del suo martirio e ne fu per secoli anche luogo di sepoltura. L’edificio custodisce anche la sepoltura del primo vescovo di Como, San Felice, che volle fortemente la sua costruzione, e le lapidi funerarie dei primi cristiani della città. Con il trascorrere del tempo la chiesa fu oggetto di rifacimenti e trasformazioni come la costruzione di un monastero benedettino maschile annesso all’edificio. Una delle sue particolarità è la facciata che fu costruita addossata al monte e per questo ancor oggi è priva di porte. Per accedervi infatti si deve entrate lateralmente dalla navata destra. All’interno, spartito in tre navate sovrastate da un tetto a vista, si possono ammirare alcuni affreschi del Cinquecento e Settecento e uno scenografico presbiterio con due rampe di scale in pietra. Scendendo nella cripta sottostante, ai lati della scala, si possono ammirare alcuni ritrovamenti avvenuti nell’Ottocento quali iscrizioni romane, parte del pavimento in opus sectile e un’iscrizione del 401, prima testimonianza cristiana nel territorio comense. La cripta, adibita a chiesa invernale nel Medioevo, è divisa in tre piccole navate da sei colonne. Un gioiellino imperdibile.
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