ICONOGRAFIA
È nato Gesù: immagini poetiche

Una sola storia, tante versioni, a seconda di chi la racconta, non solo con le parole ma anche con le immagini. Nel caso della natività di Gesù questa regola non fa eccezione. Accanto all’iconografia tradizionale, ispirata dal testo evangelico, esistono numerose varianti che attingono ai ben più ricchi scritti apocrifi, un eterogeneo nucleo di testi che si riferiscono alla vita di Gesù e che nel tempo sono stati esclusi dal canone della Bibbia cristiana.
In queste feste in cui non è possibile riflettere sul tema della Natività attraverso le consuete esposizioni natalizie (si pensi al «Capolavoro per Milano» di Palazzo Marino e del Museo diocesano), si può cogliere l’occasione per un itinerario tra alcune delle numerosissime natività presenti sul nostro territorio. A ciascuno il piacere di scoprirne e riscoprirne altre.
Tra le più antiche raffigurazioni della Natività si può citare quella scolpita nel IV secolo sul timpano del coperchio del famoso Sarcofago di Stilicone, da sempre custodito (accorpato al pulpito medievale) nella basilica milanese di Sant’Ambrogio. Nella sintetica raffigurazione del Presepe, accanto al Bambino in fasce adagiato in una culla che assomiglia a un sarcofago (si preannuncia così la morte e Resurrezione di Cristo), compaiono solo il bue e l’asino. I due animali non sono citati nel Vangelo, ma sono presenza tradizionale nel presepe: simboleggiano la capacità di riconoscere Gesù il figlio di Dio poiché, come scriveva il profeta Isaia, «il bue conosce il suo proprietario e l’asino la mangiatoia del suo padrone».
La figura di Gesù strizzata dalle bende, come una mummia nel sepolcro, si ritrova anche nella pagina di un antifonario di Santa Maria del Monte a Varese, datato all’ultimo quarto del XIII secolo, un tempo utilizzato per la liturgia in Santuario e oggi custodito al Museo Baroffio. Maria è distesa sul letto secondo un’iconografia bizantina (diffusa fino al Trecento) a indicare l’umanità di Gesù nato da un corpo di donna.
Iconografia che troviamo anche nel più antico e misterioso (quanto ad autore e datazione) ciclo pittorico di Santa Maria Foris Portas a Castelseprio. Maria, stremata dal parto, è sdraiata sul giaciglio e appoggiata sui gomiti con naturalezza. Nelle vicinanze due figure si apprestano al primo bagno del Bambino, altra raffigurazione che tradizionalmente affianca la Natività. Una delle due, incredula sul parto virginale di Maria, volle verificarne con la mano la purezza; constatò la verità, ma la mano le si inaridì. Pentita, riacquistò la salute toccando il Bambino. Questo primo miracolo di Gesù, tratto da fonti apocrife, si trova raffigurato anche a Castiglione Olona (si veda il box).
Il primo bagno del Bambino Gesù si ritrova in un affresco di fine Trecento nella cripta del Santuario di Santa Maria del Monte, immerso in una vasca simile a un fonte battesimale. Strappa un sorriso la resa fiabesca del Bambino corpulento e rubizzo, grande quanto le due donne che lo accudiscono.
Una simile umanità affascina nell’affresco trecentesco della Natività e Adorazione dei Magi nel battistero di Varese, popolato di personaggi dai modi bonari, mani contadine e lineamenti scavati dal sole. Raffigurazioni volute per favorire l’immedesimazione del fedele nella scena sacra, da vivere personalmente oltre che da ammirare. Come nel caso della Terza Cappella del Sacro Monte varesino, in cui l’episodio della Natività è inscenato, come una pièce teatrale, da statue a dimensione naturale che si muovono agili all’interno della cappella. Dal IV secolo al Seicento, la ricerca è solo all’inizio. A ciascuno l’invito a scoprire altre insolite natività.
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