A TEATRO
Aldo Moro e gli ultimi 55 giorni
Lo spettacolo al Menotti di Milano il 12 e 13 novembre: «Moro e i ragazzi della scorta furono uccisi anche dallo Stato»
È il 16 marzo 1978 quando Aldo Moro viene rapito e Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Oreste Leonardi, gli uomini della sua scorta, vengono uccisi. Da quei fatti parte il racconto scenico moro: i 55 giorni che cambiarono l’Italia, scritto da Ferdinando Imposimato, giudice titolare dei primi processi sul caso Moro, che nello spettacolo appare con interventi in video, e Ulderico Pesce, che questo spettacolo lo interpreta e dirige. In scena al Teatro Menotti di Milano il 12 e il 13 novembre, parte da un assunto che è il fulcro dell’azione scenica: «Non l’hanno ucciso solo le Brigate Rosse, Moro e i ragazzi della scorta furono uccisi anche dallo Stato». E il titolo dello spettacolo, con “moro” scritto con la “m” minuscola, vuole proprio sottolineare come nel cognome del grande statista ci sia proprio la radice del verbo “morire”, quasi la sua “morte” fosse stata “scritta”. Leit motive dello spettacolo, le ultime lettere scritte da Moro, ma anche l’incontro e l’amicizia tra Ciro Iozzino, fratello di Raffaele, unico membro della scorta che prima di morire riuscì a sparare due colpi di pistola contro i terroristi e il cui orologio dono di Cresima spuntava da sotto il lenzuolo con cui era stato coperto il suo cadavere, e Adriana, sorella di Francesco Zizzi, che quel 16 marzo era al suo primo giorno di lavoro.
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