L’ITINERARIO
Alla scoperta della bellezza del Mont Avic
Il sentiero permette di ammirare i laghi e i quattromila innevati della Valle d’Aosta

Camminare circondati dai larici infiammati dall’autunno, visitando quasi una decina tra laghi e laghetti, con vista sui quattromila tra il Cervino e il Monte Bianco. È questo lo scenario che si può ammirare compiendo il giro dei laghi del Parco regionale del Mont Avic, uno dei luoghi più belli della Valle d’Aosta, soprattutto durante la stagione del foliage.
Quest’anno, a causa dell’estate che non voleva finire mai, l’autunno, almeno sulle Alpi nord occidentali è un po’ in ritardo. I larici, per esempio, hanno iniziato soltanto verso il 15 ottobre a perdere il loro colore verde, abbozzando un po’ di giallo. Quindi, per vivere al meglio il momento delle foglie d’autunno, bisognerà tenere sott’occhio le fotografie degli altri escursionisti e cogliere il momento giusto, oppure chiamare gli uffici turistici locali (montavic.it).
In questi giorni, però, dovremmo essere al momento giusto e, quando l’autunno sarà al suo meglio, il giro dei laghi del Mont Avic promette di essere un’escursione super, almeno tra quelle entro le 2 ore di viaggio da Varese. Partendo da Veulla e salendo verso il Lago di Leser, dapprima si attraversa la più grande foresta di pino uncinato della Valle d’Aosta. Poi i sempreverdi lasciano il posto al rosso “fuoco” dei larici d’autunno. Chi è stato in Canada descrive questa zona del Mont Avic con quanto di più vicino ci sia, dalle nostre parti, alle infinite lande del Nord America. Come dargli torto: a un certo punto, infatti, ci si trova davanti a una sorta di anfiteatro naturale dove, come dei guardiani del luogo, i larici gialli svettano un po’ qua e un po’ là tra le pietre. E lo spettacolo è solo all’inizio.
L’arrivo al Lago Vallette e al rifugio Barbustel preannuncia un panorama ancor più indimenticabile. Difatti, proseguendo verso il Lago Bianco e il Lago Nero, il sentiero permette di ammirare, uno in fila all’altro diversi laghetti, contornati dagli immancabili larici e, sullo sfondo, i quattromila innevati della parte opposta della Valle d’Aosta.
Se le emozioni non hanno prosciugato tutte le forze, si può salire anche al Lago Cornuto e al Gran Lago, in un ambiente meno autunnale, più alpino, ma altrettanto affascinante. La discesa, tornando prima al rifugio Barbustel, avviene sull’altro versante della valle, visitando altri laghi e soprattutto le torbiere che ospitano una delle poche piante carnivore di montagna, vale a dire la pianta insettivora Drosera rotundifolia. Quest’ultima, ennesima gemma dell’escursione testimonia, se ce ne fosse ancora bisogno, di trovarsi in un’area di grande valore naturalistico tant’è che, nel 1989, fu istituito il Parco Naturale Mont Avic per preservare una delle aree più selvagge della regione, ovvero l’alto bacino del torrente Chalamy, a Champdepraz, per poi essere ampliato verso la contigua Valle di Champorcher, toccando così i confini nord-orientali del Parco nazionale del Gran Paradiso.
Oggi la superficie del Parco supera i 5.700 ettari, dai 1.000 metri fino ai 3.185 metri della vetta del Mont Glacier, mentre il Mont Avic, lo spettacolare picco di serpentino che dà il nome al Parco, supera di poco i 3.000 metri. La flora e la vegetazione del Parco sono profondamente influenzate dalla presenza di un gran numero di laghi e piccole zone umide, nonché di abbondanti affioramenti di serpentiniti, rocce che danno origine a suoli poveri e poco profondi.
Alla fine dell’escursione, ci si può rilassare nel centro visitatori del parco, situato in località Chevrère nel villaggio di Covarey e visionare filmati e fotografie della zona protetta e scoprire un museo naturalistico che descrive gli ambienti rocciosi, le zone umide e le foreste del Parco, descritto anche in un plastico in scala 1:5.000.
Dulcis in fundo, per ritemprarsi, si consiglia qualche piatto tipico della Valle d’Aosta: un’assiette di salumi e di formaggi tra cui tre Dop come la fontina, il lardo di Arnad e lo Jambon de Bosses, la carbonada, cioè della carne di manzo tagliata a pezzetti e cotta nel vino bianco, oppure l’immancabile polenta concia, con burro fuso e fontina a volontà.
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