MITOLOGIA
Amori, intrighi e saghe familiari: siamo tutti Dei
Da Artemide a Krònos, da Zeus a Eros, da Rea a Era, a Orione. A teatro la narrazione di Giuseppe Sorgi avviene con un pizzico di immancabile ironia

«La mitologia è piena di ironia. A scuola tendevano sempre a “imbalsamarla” un po’, ma sono storie piene di comicità, di sesso: non sono storie candide né a lieto fine. E mettendoci un po’ di ironia, che loro hanno già comunque dentro, e raccontandole con estrema essenzialità, ne viene fuori un tipo umano preciso che a mio avviso va a dipingere una persona, a tratteggiare, appunto, quel tipo umano, come direbbe Jung, con una fedeltà e una precisione immediata». Giuseppe Sorgi alza il sipario sulla mitologia, da Artemide a Krònos, da Zeus a Eros, da Rea a Era, a Orione, chiedendo E tu, che mito sei? dal Teatro Delfino di Milano, dove sabato 22 febbraio alle 21 e domenica 23 alle 16 porta in scena il suo nuovo spettacolo.
«Ci troviamo in un tempio greco stilizzato, con colonne realizzate come schizzi di inchiostro su telo bianco da un mio amico scenografo – spiega –. Io lì, da solo, dentro quel tempio disegnato e accennato, partendo dal “gancio” dell’astrologia, parto dal Minotauro e arrivo a Selene. E abbiamo una vera e propria saga, perché questo sono i miti: antichissime favole molto strette tra loro, con una parentela tra loro e una cronologia interna che va rispettata. Sono una narrazione delle vicende di personaggi tutti inanellati uno con l’altro. E questa narrazione avviene con un pizzico di ironia: si ride dei propri difetti e delle proprie caratteristiche. Ispirandomi un po’ anche al grandissimo De Crescenzo».
Ed eccole lì, le storie del mito greco che si snodano in un dedalo di amori, intrighi, saghe familiari e vicende degne di una pièce di Feydeau o di una serie tv. Se non di un film “hard”. E i personaggi del mito, apparentemente distanti, parlano di noi, del nostro carattere, delle nostre paure, dei nostri desideri, dei nostri rapporti familiari e anche del nostro erotismo, in modo preciso. E teatrale. Un’idea, quella di portare a teatro la mitologia raccontata in questo modo, che parte dal precedente spettacolo di Sorgi, creato dall’omonimo suo libro Io vergine tu pesci, una guida zodiacale “semiseria”. «In Io vergine tu pesci accenno al mito, perché a ogni segno zodiacale corrisponde uno o più miti – racconta Sorgi –: l’abbinamento è affascinante. E “m’attizzava” da morire l’idea di fare uno spettacolo utilizzando la stessa formula, con un rigore essenziale, raccontando i miti. Un azzardo, ma da cui esce una sorta di acquerello incredibile di ritratti dei tipi umani. Del resto, se ci pensiamo, anche la psicologia ha usato il mito: un esempio è Edipo».
Curatore dallo scorso novembre per Il venerdì di Repubblica di quello che lui stesso definisce «l’oroscopo più matterello che ci sia», Giuseppe Sorgi unisce insomma questi suoi argomenti, facendo attenzione, nello spettacolo di essere sempre «un po’ autocritico, perché è facile individuare e ridere dei difetti altrui, ma meno vedersi dal di fuori e ridere dei propri». E senza voler svelare né di che segno, né che mito sia, conclude: «Sono bello incasinato sia a livello astrologico, sia di corrispondenza a livello mitologico: in gioventù era un frullatore di cui ora cerco di prendere il meglio e di analizzarmi».
© Riproduzione Riservata