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Andloviz, la creatività e versatilità del designer e architetto
La mostra omaggio in corso al MIDeC di Laveno Mombello. Di particolare interesse i lavabi angolari progettati per i treni
È un omaggio a Guido Andloviz (1900-1971) la mostra in corso al MIDeC, Museo Internazionale del Design Ceramico di Laveno Mombello, di cui è stato una figura chiave.
Originario di Trieste, Andloviz (italianizzazione di Andlovitz) nel 1923, appena laureato in architettura, collabora come direttore artistico della Società della Ceramica grazie al suo maestro, l’architetto Piero Portaluppi. Inizia così l’ascesa sua e della SCI, destinata a contendere alla Richard-Ginori, con direttore artistico Gio Ponti, il primato dell’arte ceramica in Italia. La mostra, a cura di Anty Pansera, insieme a Giacinta Cavagna di Gualdana, si focalizza sul periodo dal 1923 al 1971, evidenziando aspetti significativi del suo lavoro: le presenze alle Biennali di Monza e Triennali di Milano, anche come curatore, il contributo al design dei sanitari (da 1937 progetta la “linea” di sanitari, un coordinato formale tra lavabo/bidet/vaso, a cui poi darà i nomi delle montagne), la sua anticipatrice applicazione del concetto di “serie variabile”, ovvero la possibilità di fornire diverse decorazioni per la stessa forma e i suoi “tradimenti” nel furniture design. Artista curioso e poliedrico, guarda all’arte orientale e alle terraglie inglesi, alle maioliche del Settecento lombardo o alla Secessione Viennese.
«Abbiamo lasciato la sala dell’esposizione permanente dedicata ad Andloviz - racconta Pansera, direttrice del museo e curatrice della mostra - e abbiamo lavorato con le fotografie d’epoca dagli archivi della Triennale e con pezzi prestati da numerosi collezionisti, abbinando le singole opere alla documentazione storica». Ad esempio il vaso Monza 75, in mostra in due versioni, si ritrova documentato (nel modello con musicanti su fondo giallo) nell’immagine dell’allestimento della III Biennale di Monza del 1927 conservata nell’Archivio fotografico delle Triennale. Tra le opere più particolari, esempio dei “tradimenti di Andloviz”, che lo vedono abbandonare la ceramica, cui era visceralmente legato, e impegnarsi a progettare con il legno, ideando oggetti di design e arredamento innovativi, funzionali ed eleganti, è il mobile da toilette, presentato alla Terza mostra internazionale delle arti decorative di Monza, nel 1927 e felicemente ritrovato da un accorto collezionista che lo ha restaurato. Minimalista nelle forme, reca intagli raffinati che tradiscono la mano di Andloviz: «astratte architetture, geometriche, torri e campanili, casette con l’albero in più versioni quasi galleggianti su isolette e il veliero - il ricordo del mare non abbandona mai Andloviz -, ci riportano ai “segni” delle sue ceramiche», scrive Pansera in catalogo.
La mostra propone anche un breve itinerario a Laveno Mombello per ammirare il pannello di circa 23 metri quadri in piastrelle ceramiche smaltate realizzato per la Mostra dell’Autarchia a Roma nel 1938 e ora custodito ricomposto a Villa Frua, sede del Comune. Sono invece stati rubati - il furto è stato scoperto grazie alle ricerche per la mostra - quattro vasi, presenti sin dagli anni Sessanta alla Stazione di Laveno. Tristemente “wanted”.
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