LA MOSTRA
Dalla Rocca una vista... internazionale

Tra le mete privilegiate dai viaggiatori stranieri in Italia per il Grand Tour c’è la Rocca di Angera, ancora oggi un’ottima idea per un fuori porta tra natura e cultura.
Si erge maestosa su uno sperone roccioso e dalla terrazza si gode di una vista mozzafiato, che nelle giornate limpide abbraccia gran parte del lago. Percorrendo il sentiero acciottolato che conduce nel cortile, si raggiungono le sale affrescate, sotto soffitti dalle cromie squillanti che imitano i motivi geometrici dei tessuti alla moda. La Sala della Giustizia racconta la vittoria di Ottone Visconti contro i Torriani nella battaglia di Desio (1277), quando i Visconti individuarono la rocca come mitico luogo delle loro origini e la abbellirono fino al 1499, anno in cui Filippo Maria la donò a Vitaliano Borromeo, mercante, banchiere e uomo di fiducia del duca.
Ancora oggi proprietari della rocca, negli ultimi anni i Borromeo hanno promosso il restauro degli affreschi e delle sale. L’ala Scaligera, destinata a esposizioni ed eventi temporanei, ospita in questi mesi «Quaestio de aqua et terra. (Another) Question of the Water and the Land».
Realizzata in collaborazione con la Galleria Lia Rumma, la mostra vuole essere un’indagine di «cosa possa significare oggi muoversi fra terre e acque, in un’epoca di migrazioni e conflitti, di connessioni e contaminazioni, di diaspore e contro-diaspore, al termine dell’era analogica e all’inizio di quella digitale», come spiega il curatore Andrea Viliani, direttore del Madre-Museo di Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli.
Opere selezionatissime di artisti contemporanei ( Marina Abramovic, Gino De Dominicis, William Kentridge, Anselm Kiefer, Joseph Kosuth, Hendrik Kraven, Domenico Antonio Mancini, Marzia Migliora, Wael Shawky, Haim Steinbach, Gian Maria Tosatti, Gilberto Zorio) provano a dare risposte a questa domanda, offrendo suggestioni e spunti di riflessione, in un dialogo tra pittura, scultura, fotografia, video e installazione.
Dall’invito di Marzia Migliora («Sospendete quello che state facendo (>A)») a riscoprire i sentimenti e gli ideali che contribuiscono a costituire il nostro mutevole essere al mondo, all’atto di pietas di Domenico Antonio Mancini nel parquet inciso con la mappa di un naufragio, dal video-performance «Stromboli» di Marina Abramovic alla tradizione medio-orientale di Wael Shawky, dall’impegno politico e civile dell’arazzo di William Kentridge fino alle parole luminose di Joseph Kosuth, le sale diventano un luogo di incontro tra arte del passato e del futuro, mentre dalle finestre lo sguardo spazia tra terra e acqua.
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