ROMA
ASviS, 'Pil +8,4% nel 2050 se si corre su green e digitale'

(ANSA) - ROMA, 07 MAG - Se l'Italia accelerasse la
transizione ecologica e digitale avrebbe un Pil più alto
dell'1,1% nel 2035 e dell'8,4% nel 2050, rispetto allo scenario
base, con dinamiche positive per l'industria, l'agricoltura e i
servizi, disoccupazione più bassa, riduzione del debito
pubblico. È il quadro che emerge dal "Rapporto di Primavera
2025" dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile,
realizzato in collaborazione con Oxford Economics.
Nel 2035, spingendo sulle politiche di transizione, lo studio
prevede un tasso di disoccupazione inferiore di 0,7 punti
percentuali. Benefici dovuti "al rallentamento del riscaldamento
globale, all'innovazione e all'aumento dell'efficienza
energetica, che contribuirebbero anche a ridurre la spesa per i
danni ambientali e ad aumentare le entrate fiscali". "In questo
modo, nonostante l'aumento degli investimenti pubblici, si
registrerebbe anche un miglioramento del rapporto debito
pubblico/Pil rispetto allo scenario di base", sottolinea il
rapporto.
Il comparto industriale vedrebbe inoltre il valore aggiunto
aumentare dell'1,7% nel 2035 e del 14,9% nel 2050, "un valore
maggiore di quello che sperimenterebbe la Germania nello stesso
periodo", si legge nello studio.
Il rapporto, dell'ASviS evidenzia come le imprese italiane
che investono in sostenibilità aumentino la produttività, la
competitività e la solidità finanziaria. Se il 34,5% delle Pmi e
il 73,8% delle grandi imprese sono già impegnate in attività di
tutela ambientale, quelle manifatturiere sostenibili registrano
una produttività più alta del 5-8% rispetto alle altre. Quasi il
50% delle imprese italiane ha adottato almeno una pratica di
economia circolare con risultati finanziari migliori, maggiori
investimenti e minore indebitamento. Il 92% delle imprese
familiari e l'89% delle non familiari riconosce che integrare la
sostenibilità nel business porta benefici, a partire dalla
reputazione e fiducia nel brand: per questo è tra gli obiettivi
prioritari dei prossimi tre anni.
Lo studio non manca però di indicare le criticità a livello
globale: "Crisi del multilateralismo, disinformazione e ritorno
dei nazionalismi minacciano gli sforzi collettivi per affrontare
le grandi sfide comuni, compresa quella climatica e quella
sociale". "Anche alla luce dell'analisi delle politiche
pubbliche condotte nel 2024, dello stato del Pnrr e dei
contenuti dell'ultima Legge di Bilancio - ribadisce l'ASviS -
per il nostro Paese sarebbe un grave errore rinviare le scelte
che vanno fatte oggi. Infatti nello scenario "Transizione
Tardiva" le conseguenze per l'economia italiana sarebbero
decisamente negative (il Pil sarebbe inferiore a quello
tendenziale del 2,4% nel 2035), mentre nello scenario
"Catastrofe Climatica" nel 2050 si ridurrebbe del 23,8%, con una
tendenza all'ulteriore peggioramento nella seconda parte del
secolo". (ANSA).
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