DENATALITÀ ITALIANA
La crisi delle nascite

I sociologi lo definiscono “inverno demografico“: in Italia la popolazione continua ad invecchiare, perché le donne italiane fanno sempre meno figli.
Sta mutando il concetto di famiglia: tre bambini su cinque in un prossimo futuro non avranno fratelli e cugini, solo genitori, nonni e bisnonni, forse qualche zio.
In poco più di mezzo secolo siamo passati dal “baby boom” degli anni ‘60 al “baby flop” dei giorni nostri.
Nel 2019 i nuovi nati erano soltanto 435mila e a causa dell’emergenza Covid si prevede che quest’anno le nascite sono destinate a calare di oltre 10 mila unità.
Secondo l’Istat, per 100 bambini di età inferiore ai 15 anni ci sono 161 over-64 e se qualcosa non cambia tra vent’anni il rapporto sarà di 100 a 265. Siamo il secondo paese più “vecchio” del mondo, dopo il Giappone.
Molto alta è l’età media delle madri che partoriscono (32 anni), mentre il numero di figli nati per donna (tasso di fecondità) rimane sempre 1,29, anche se i figli desiderati sono 2, rivelando un certo divario in famiglia tra quanto si vorrebbe e quanto si riesce a realizzare.
Sono alcuni degli aspetti che emergono nel settimo Libro bianco “La salute della donna - Sfida della denatalità”, realizzato dalla Fondazione dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere (Onda), con il supporto di Farmindustria.
«Il costante calo delle nascite - commenta Francesca Merzagora, presidente della Fondazione Onda - è causato dalla riduzione delle donne in età fertile, dall’indice di fecondità e anche dal basso livello di occupazione femminile, con una sempre minore presenza al lavoro di donne giovani».
«Se l’Italia si trova tra i paesi al mondo che fanno meno figli - sostiene Fabio Mosca, presidente della Società italiana di neonatologia - è una questione socio-economica, causata dalla mancanza di politiche organiche e di sostegno alla famiglia e alle donne-madri, questione finora sottovalutata».
Solo di recente, con il Family Act, è stato compiuto il primo passo concreto per sostenere la genitorialità e mettere la famiglia al centro del nostro futuro.
«Poiche è sempre stato difficile conciliare i tempi della maternità con quelli del lavoro - conclude Fabio Mosca - molte madri lavoratrici hanno rinunciato ad avere un secondo figlio».
Dai dati Istat risulta che nel nostro Paese solo il 48,9% delle donne in età fertile lavora, contro la media del 62,4% nell’Unione europea.
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