SCARPE
Ballerine: camminare sulle punte? No rasoterra
Nascono a fine Settecento per comodità grazie a Marie Camargo. Un modello che negli anni è stato reinterpretato diventando iconico
Mai come per le ballerine è stato il caso di parlare di nomen omen: questo particolare tipo di scarpe senza tacchi, infatti, è nato proprio per ballare. Un’invenzione di Marie Camargo, ballerina francese divenuta celebre alla fine del Settecento, che non sopportava la scomodità delle scarpe con tacco indossate dai nobili a corte che, appunto, le impedivano di ballare. Fu così che Marie decise di far rimuovere il tacco alle sue scarpe, dando vita a un modello confortevole e leggero, con cui muoversi liberamente: le ballerine.
Ci vollero circa due secoli, però, perché le scarpe brevettate dalla ballerina divenissero un fenomeno di massa. Accadde, infatti, sono negli anni Trenta, quando il calzolaio russo Jacob Bloch capì il potenziale di questa scarpa e iniziò a realizzarne dei modelli su commissione. Nonostante la lungimiranza di Bloch, le ballerine divennero davvero popolari sono a partire dal 1947, anno in cui Rose Repetto iniziò a produrre questo modello, nella sua piccola boutique di fianco all’Opera di Parigi, realizzato a partire dalle necessità del figlio Roland Petit, ballerino di professione, che aveva bisogno di scarpe scollate sul piede e flessibili, con una suola piatta e dei rinforzi adatti a un professionista. Fu una coincidenza inaspettata, poi, a portare le ballerine nel mondo della moda, grazie all’incontro tra il coreografo Roland Petit e Yves Saint Laurent, colui che con la sua sfilata del 1976 – ispirata alle fantasmagorie esotiche dei Balletti Russi – cambiò il corso delle tendenze con strati di colori, lunghezze e volumi. Accompagnati dalle ballerine. Era il 1977 e le donne, a Parigi, non indossavano altro. Un modello che, negli anni, diventò così iconico da essere reinterpretato in mille modi diversi: Roger Vivier, per Yves Saint Laurent, aggiunge dettagli in metallo nella parte frontale, mentre Karl Lagerfeld per Chanel sceglie il lusso con il modello beige chiarissimo e nero del 1984. Maison Margiela, invece, le ha trasformate in Tabi, dal design split-toe ispirato alle calze tradizionali giapponesi e lanciato nel 1989.
Più avanti, negli anni Duemila, le ballerine divennero low cost e democratiche, tappezzate di loghi ma portabilissime. Oggi, le silhouette si complicano leggermente, abbandonando la punta stondata in favore di forme più grintose e appuntite, secondo l’estetica imposta – già lo scorso autunno inverno – da Miuccia Prada e, questo autunno, in versione pointy da Altuzarra.
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