SALUTE
A piedi nudi. E felici

A piedi nudi nel parco. Non si tratta della famosa commedia con Robert Redford e Jane Fonda, ma di barefooting la tendenza wellness che si è diffusa in tutto il mondo. Nato, o meglio, “rinato” in Nuova Zelanda, il barefoot, letteralmente a piedi nudi e in italiano gimnopodismo, vuole che si cammini liberandosi delle scarpe. Una sorta di naturismo podologico.
Negli ambienti casalinghi o nella natura, ovunque è possibile praticarlo. Occorre solo vincere il tabù mentale di levarsi il paio di sneakers preferite, quelle comodissime, o le décolleté supersexy tacco 12, e camminare «senza filtri». E proprio di questo si tratta, riappropriarsi del contatto benefico tra piedi e suolo.
Un recente studio dell’University of California - Irvine sottolinea come questa pratica sia salutare sia a livello fisico che psicologico.
Sembrerà banale, ma liberarsi del filtro, rappresentato dalla suola delle scarpe, può regalare immensi benefici.
La prima e diretta conseguenza del levarsi le scarpe è la sensazione di libertà per i piedi, il contatto diretto con il suolo poi sollecita i muscoli dell’arco plantare, scioglie le articolazioni delle estremità e delle caviglie e sollecita la muscolatura dei polpacci.
I benefici però sono anche psicologici. Levando le barriere si ristabilisce una relazione vera e diretta con il terreno (anche il pavimento di casa) e di conseguenza con il mondo che ci circonda. Camminare senza scarpe riattiva la nostra mente: ci domandiamo quale percorso intraprendere per non farsi male e quale per non sentire troppo caldo o freddo. Occorre dunque avanzare con lentezza scegliendo bene la strada con meno ostacoli. Si crea così inevitabilmente un itinerario unico e ben ponderato.
Il barefoot ha epigoni affezionati anche nei Paesi nordici dove, da bambini, si è abituati a camminare scalzi ma non per moda, bensì perché farlo fin da piccoli stimola l’intelligenza.
Mettete da parte dunque le paure di germi e batteri, camminare fa bene a tutti e può essere praticato in tutte le stagioni con qualsiasi tempo con il sole o con la pioggia, e anche con la neve.
Dove praticarlo?
Un ambiente adatto al barefooting è il bosco, circondati da alberi e immersi nei suoni del vento che accarezza le foglie e le pante e il cinguettio degli uccellini.
Qui la calma è totale e il contatto con il suolo ancor più emozionante potendo variare tra le sensazioni accoglienti e invitanti dell’erba, quelle più impegnative ma molto stimolanti dei sassi e magari la frescura e le carezze che solo un ruscello può donare. E abbinare i sassi all’acqua calda e fredda non è altro che il famoso percorso Kneipp (in Val di Rabbi, nel Parco nazionale dello Stelvio in Trentino è nato il primo centro all’aperto) che oltre a migliorare la circolazione, regala benefici alla termoregolazione e alla postura.
Un altro luogo indicato per praticare il barefooting è la spiaggia. Camminare scalzi alternando il percorso fra sabbia asciutta e bagnata aiuta a riequilibrare la postura, se invece ci si immerge con le gambe nell’acqua fino al ginocchio i benefici aumentano aiutando la circolazione sanguigna e linfatica.
A fare un elogio della camminata a piedi nudi è Andrea Bianchi, esperto barefooter e autore de «Il silenzio dei passi» (Ediciclo editore) in cui invita tutti a togliersi le scarpe ritrovando la meccanica del piede e ricaptando le migliaia di stimoli sensoriali che si accendono nella mente.
«Camminando a piedi nudi - afferma Bianchi - interviene uno scambio con l’energia elettromagnetica della terra, si crea una microcorrente elettrica tra il terreno, che è negativo, e il corpo che è positivo».
Non solo, la tendenza wellness è diventata anche un programma di allenamento il «foot fitness» l’innovativa ginnastica per i piedi che ricrea equilibrio e flessibilità. Ma questa è un’altra storia, iniziamo con l’uscire a fare quattro passi. Scalzi.
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