LA MOSTRA
Belle Époque: quando a trionfare era l’eleganza
A Brescia oltre 80 opere per lo più provenienti da collezioni private. Boldini, De Nittis, Zandomeneghi e Corcos sono gli italiani a Parigi

Un periodo irripetibile, magico e felice, una nuova età dell’oro a cavallo tra Otto e Novecento: questa è la Belle Époque, momento in cui la Ville Lumière divenne il cuore pulsante della modernità. Ad alimentare il mito di Parigi concorse soprattutto l’opera di modernizzazione attuata negli anni Sessanta e Settanta dal prefetto della Senna, il barone Haussmann, nominato da Napoleone III per trasformare quella che all’imperatore appariva «nient’altro che una vasta rovina, buona solo per i topi». Demolite le vecchie case medievali, malsane e fatiscenti, addossate le une alle altre, senza luce e aria, affacciate su strade dissestate invase da roditori per la mancanza di un sistema fognario, Haussmann disegnò i grandi Boulevard, illuminati e percorribili dalle carrozze e, dal 1857, dagli omnibus a cavalli che consentivano ai parigini di muoversi facilmente attraverso la città. Fece costruire nuove stazioni ferroviarie, la Gare de Lyon nel 1855 e la Gare du Nord nel 1865; Charles Garnier costruì in stile eclettico l’Opéra, e Gabriel Davioud realizzò sulla place du Châtelet due teatri gemelli, il Théâtre du Châtelet e il Théâtre de la Ville.
Furono anni di fermento, tra musica, teatro, divertimento, le gite domenicali fuori città lungo il corso della Senna, balletti e caffè dove si ritrovavano letterati e artisti, si discuteva e nascevano nuove idee. Dal 1855 - e poi negli anni a seguire - l’Esposizione Universale aveva introdotto nuove tendenze e imposto nuovi gusti, trasformando la città nella capitale del mondo, centro di sperimentazione e laboratorio per l’arte contemporanea, attraendo pittori da tutto il mondo. Tra questi anche una piccola ma agguerrita colonia di artisti italiani, battezzati dal critico Diego Martelli «Italiens de Paris», che tra Otto e Novecento raggiunsero la capitale francese, consci del fatto che solo lì, grazie ai suoi mercanti alla moda, si potesse trovare il successo vero. A loro è dedicata la mostra da poco inaugurata a Brescia, La Belle Époque. L’arte nella Parigi di Boldini e De Nittis, che riunisce oltre 80 opere, per lo più provenienti da collezioni private, solitamente inaccessibili, e da importanti istituzioni museali (come il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e il Museo Civico di Palazzo Te di Mantova), insieme ad abiti femminili, prodotti nelle Maison di Haute Couture più raffinate, affiche e vetri artistici. Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi e il più giovane Vittorio Corcos, fecero fortuna, assecondando «il gusto dei grandi collezionisti parigini e internazionali, che giungevano qui dal mondo intero, dipingendo le dame eleganti, i salotti lussuosi, i luoghi della mondanità», come racconta Davide Dotti, curatore della mostra con Francesca Dini. Travolto dal fascino di donne dalla femminilità ammaliante, il ferrarese Giovanni Boldini (1842-1931) ne restituì la seducente bellezza. «Aveva una lunghissima lista d’attesa di signore che ambivano a farsi ritrarre da lui», racconta Dotti, e il suo pennello ha dato vita a ritratti come quello dell’attrice della Comedie Française, nota come Miss Bell, disinvolta nell’intrigante abito rosso. Le sue “divine” (definizione, si dice, coniata dallo stesso pittore), sono figure vitali, tanto carnali e reali quanto ideali e trasfigurate. Anche il pugliese De Nittis (1846-1884), trasferitosi definitivamente a Parigi nel 1872, amava raccontare la città moderna e in particolare il mondo femminile, i riti e la grazia delle donne francesi. Fu definito “il pittore delle parigine”, ma la sua modella preferita fu la moglie Léontine. Il veneziano Zandomeneghi (1841-1917) si lasciò sedurre dal linguaggio impressionista, impreziosendolo con la sua originalissima tavolozza e contribuendo a fare della donna parigina una icona di moderna femminilità. Il giovane Corcos, approdato a Parigi nel 1880, collaborò a lungo con Adolphe Goupil, il più importante mercante parigino: grazie a lui, divenne ritrattista della “Parigi bene”, infondendo nelle sue tele la gioia del godimento del lusso e dell’eleganza.
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