ALLA BRAIDENSE
La strana storia dei libri sovietici nascosti

Una vecchia valigia trovata in una soffitta. E, dentro, un tesoro. Sembra una storia uscita da un libro, mentre invece sono proprio libri a uscire da questa storia. O meglio, da questa valigia.
Da quella vecchia borsa malconcia di pelle marrone che Susan Adler ha appunto trovato casualmente nella soffitta della sua casa di Londra, dove i suoi genitori, gli architetti ebrei austro-tedeschi Hans Edward Adler e Hedwig Feldmann, erano arrivati nel 1939, fuggendo dalla Germania nazista. La coppia aveva lavorato in Unione Sovietica al primo piano quinquennale voluto da Stalin: tornata in patria, fu costretta a scappare con l’avvento del nazismo, lasciando la maggior parte dei loro averi nella casa di Colonia della madre di Hedwig. Con loro, avevano portato solo poche cose. Essenziali. Tra cui proprio quella valigia con il suo particolare contenuto.
Nel 1986, alla morte della madre, la figlia Susan, sgombrando l’appartamento, si è imbattuta in quello scrigno che all’interno aveva la preziosità di 257 libri sovietici per bambini, di cui 169 in russo, 85 in ucraino e 3 in yiddish, pubblicati per la maggior parte tra il 1922 e il 1933. Inizia proprio come un racconto letterario la storia della collezione Adler che, recentemente acquisita tramite donazione, è fino al 20 marzo in parte esposta nella mostra «Tempi terribili-libri belli», a cura di Federica Rossi, alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.
I libri della Collezione Adler sono esemplari di estrema rarità: si tratta di volumi che testimoniano un periodo particolarmente creativo nei confronti dell’infanzia nella storia del Novecento in Unione Sovietica, in parte anche grazie alla traduzione in russo, alle soglie della prima guerra mondiale, del libro L’Arte dei bambini che lo scrittore e storico dell’arte italiana Corrado Ricci, che fu alla guida di Brera dal 1898, scrisse nel 1887 e che è considerato un volume che aprì la strada alla bibliografia di tutto il mondo sull’arte infantile. In una Unione Sovietica che aveva vissuto la drammaticità del primo conflitto mondiale e della rivoluzione bolscevica, l’idea della creazione di un nuovo paradiso socialista passava per quella della creazione di nuovi cittadini sovietici. Partendo dai bambini e dunque dalla cultura rivolta all’infanzia.
Furono artisti, scrittori, poeti, attori e registi dell’Avanguardia a dedicarsi a tutto questo e i libri sovietici per i bambini erano colorati, dinamici e interattivi, nella convinzione che ciò che si sperimenta nell’infanzia diventa fondamentale per cercare di creare un mondo migliore.
E dunque, pur con copertine di carta piuttosto leggera, le edizioni, che non erano molto costose, avevano colori vivaci, con scelte compositive studiate su geometrie e fantasie anche nell’uso dei caratteri calligrafici, così che infondessero allegria, dessero fiducia nel futuro e stimolassero la fantasia dei piccoli.
Non solo artisti, ma anche architetti negli anni Venti, si appassionarono e cimentarono nel genere della letteratura infantile, anche comprando giocattoli: non stupisce che anche i coniugi Adler avessero acquistato, al loro arrivo in Unione Sovietica nel 1930, una notevole quantità di libri per bambini, che potevano, per la loro struttura estetica e formale, essere fonte di ispirazione nel loro lavoro di designer e progettisti.
Inoltre Hedwig Feldmann Adler era particolarmente vicina al mondo dell’infanzia e alle sue esigenze, essendo come architetto specializzata nella costruzione di asili nido e di strutture destinate ad accogliere i bambini.
All’interno della Collezione Adler di libri per bambini si trovano, tra l’altro, edizione rare di Vladimir Lebedev, definito dai suo contemporanei, nella prima metà del Novecento, il “re del libro per bambini”, opere di Vera Ermolaeva, succeduta a Marc Chagall nella direzione della scuola popolare d’arte di Vitebsk, il grande centro di elaborazione dell’Avanguardia, volumi di uno dei maggiori artisti sovietici quale Aleksandr Dejneka, che oltre a libri per l’infanzia realizzò monumentali mosaici che decorano il metro di Mosca. Inoltre comprende grandi classici per ragazzi, tra cui Tolstoj e Kipling in edizioni sovietiche illustrate da alcuni dei principali illustratori del periodo.
Dà dunque uno spaccato molto interessante sul panorama editoriale del momento, con la sua vitalità artistica che tra l’altro nel 1928 ha visto ospitare a Mosca un’esposizione sul libro per l’infanzia giapponese: l’estetica delle opere di artisti come il pittore e incisore Katsushika Hokusai e del pittore e disegnatore Kitagawa Utamaro aveva ispirato molti artisti che lavoravano in quel periodo, come si evince anche dai volumi della collezione stessa. E nel 1934 sempre a Mosca fu fondato il Muzej Detskoj Knigi, il Museo del Libro per Bambini.
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