IL RETROSCENA
Carabiniere arrestato in vacanza
Proseguono le indagini sul tentato omicidio di Castiglione Olona. Il terzo militare in silenzio davanti al giudice
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere gli è stata notificata dai suoi colleghi mentre era in vacanza in Sardegna, a casa dei genitori. E così il terzo carabiniere arrestato nell’inchiesta partita dopo l’accoltellamento di un presunto spacciatore marocchino, il 6 luglio scorso nei boschi di Castiglione Olona nei pressi di via Fratelli Rosseli, è adesso dietro le sbarre, con l‘accusa di rapina, nella casa circondariale di Cagliari. Da lì oggi, giovedì 1 agosto, è stato interrogato in videoconferenza dal gip di Varese Marcello Buffa: il militare si è avvalso della facoltà di non rispondere. Lo stesso gip inoltre ha convalidato il fermo del marocchino vittima dell'accoltellamento, accusato di spaccio di droga.
Assegnato alla caserma di Viggiù, ovviamente ora è stato sospeso dal servizio.
Ieri mattina, ai Miogni di Varese, s’è invece svolta l’udienza di convalida del fermo di indiziato di delitto dello stesso magrebino vittima dell’aggressione, nei cui confronti sono emersi gravi indizi di colpevolezza per i reati di spaccio di stupefacenti e detenzione illegale di arma. L’extracomunitario stava per essere dimesso dall’ospedale e, poiché era già indagato per il traffico di droga nei boschi, c’era il timore che potesse sparire.
Poche le indiscrezioni che trapelano all’indomani della notizia dell’esecuzione della misura cautelare firmata dal gip di Varese, Marcello Buffa. Lo stesso giudice per le indagini preliminari che, una ventina di giorni fa, aveva ordinato il carcere per i due militari dell’Arma - uno in servizio alla Compagnia di Luino, l’altro a Malnate - accusati non solo di tentato omicidio, per aver accoltellato il trentasettenne marocchino, ma anche di rapine aggravate, sequestro di persona e porto abusivo di armi. Davanti ai pubblici ministeri Marialina Contaldo e Lorenzo Dalla Palma, uno dei due aveva dichiarato di essere intervenuto per difendere il collega aggredito. Quella notte il brigadiere e l’appuntato, «liberi dal servizio e senza alcun ordine d’impiego», hanno persino invitato una pattuglia di colleghi ad andarsene dalla zona boschiva di Castiglione per non mandare all’aria il loro intervento contro gli spacciatori. Che invece avrebbero successivamente aggredito e derubato.
Una volta dichiarato fuori pericolo, il marocchino è stato sentito, più di una volta, in ospedale dagli inquirenti, ai quali avrebbe raccontato che quello non era l’unico episodio che vedeva protagonisti i militari “infedeli”. Dichiarazioni che gli investigatori dell’Arma hanno voluto subito approfondire, trovando, a quanto pare, i riscontri che hanno poi portato alla nuova misura cautelare chiesta dalla Procura e concessa dal gip.
Secondo l’accusa, infatti, il terzo carabiniere a finire dietro le sbarre avrebbe partecipato, con gli altri due colleghi, a una rapina ai danni di uno spacciatore straniero, messa a segno prima di quella del 6-7 luglio. Accuse che il militare sardo - al quale una decina di giorni fa, in occasione di una perquisizione, era stato notificato l’avviso di garanzia - ha respinto nel corso dell’interrogatorio con i pm da lui stesso richiesto, negando di aver mai partecipato alla rapina e di essersi spartito i soldi, provento dello spaccio, con gli altri due carabinieri. Poi, sospeso dal servizio, era partito per la Sardegna, per passare le vacanze in famiglia. Infine l’ultimo, clamoroso sviluppo: l’arresto.
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