IL CASO
«Carcere di Varese inutilizzabile ma pieno»
Il presidente della Regione, Attilio Fontana, ha ricordato che i Miogni sono stati dichiarati inagibili «all’inizio degli anni 2000». «Qualcosa va rivisto»
«Il carcere di Varese è stato dichiarato non utilizzabile all’inizio degli anni 2000, nonostante questo continua ad essere pieno di detenuti. Quindi è evidente che c’è qualcosa che va rivisto. Ci auguriamo che si possano trovare nuove soluzioni, anche un po’ diverse rispetto alle attuali». Lo ha detto oggi, martedì 8 ottobre, il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, nell’ambito di un ragionamento sulle carceri lombarde fatto a margine del Consiglio regionale. apertura
«È un dato di fatto che dove i detenuti lavorano la recidiva si abbassa del 70-80%. È chiaro che bisognerà cercare delle soluzioni tali per cui all’interno del carcere ci sia la possibilità per tutti i detenuti di crearsi una professione per garantire all’uscita la possibilità di avere un’occupazione. Bisogna trovare un mix tra carcere e lavoro» ha spiegato il governatore.
«Va bene scontare la pena ma allo stesso tempo serve avere un reinserimento veloce perché con il lavoro si anticipa il reinserimento - ha aggiunto Fontana -. Credo che sia importante affrontare il problema delle carceri che da ormai 50 anni è sempre stato messo da parte. Credo che siano troppi anni che non se ne parla». Ed ecco poi il riferimento ai Miogni di Varese.
Ci sono anche «questioni che derivano dal fatto che si sono chiusi, per esempio, i manicomi criminali - ha concluso Fontana - e quelli erano luoghi dove sicuramente chi aveva queste problematiche poteva essere ricoverato».
LICATA (IV) PORTA IN CONSIGLIO IL CASO MIOGNI
«La situazione delle carceri lombarde è sempre più grave: il sovraffollamento, la carenza di personale e le strutture fatiscenti sono solo alcune delle gravi criticità che affliggono il sistema penitenziario regionale, minando il ruolo rieducativo delle carceri e generando condizioni lavorative molto precarie per la polizia penitenziaria e tutto il personale», così Giuseppe Licata, consigliere regionale di Italia Viva, intervenuto in aula questa mattina nel Consiglio Regionale dedicato all’emergenza carceri. Licata ha portato in aula proprio l’esempio del carcere di Varese: «Il carcere dei Miogni dispone di una struttura vetusta, risalente al 1893, dichiarata in dismissione già nel 2001 e che oggi continua ad ospitare molti più detenuti della propria capacità, in condizioni igieniche e ambientali a dir poco problematiche. Solo nel 2017, grazie all’intervento dell’onorevole Maria Chiara Gadda, sono state installate le docce, ma tuttora in alcune di esse manca l’acqua calda».Continua Licata: «Bisogna dire grazie alla polizia penitenziaria e a tutto il personale carcerario, che, spesso in condizioni proibitive, riescono a far funzionare queste strutture, ma a prezzo di turni massacranti e sovente senza poter garantire pienamente la funzione rieducativa del carcere. Il tema riguarda sia lo Stato che la Regione, per questo Regione Lombardia deve esercitare la giusta pressione sul Governo, ma deve anche assumersi le proprie responsabilità, soprattutto nell'accompagnamento sociale, nella formazione professionale e nell’inclusione lavorativa dei detenuti». Il Consiglio si è concluso con l’approvazione di un documento condiviso tra maggioranza e opposizione che impegna Governo e Giunta Regionale ad intraprendere azioni concrete a favore delle carceri lombarde, tra queste più percorsi di formazione e inserimento sociale, nuovi fondi per le assunzioni e specifiche indennità per i sanitari che operano nelle carceri.In conclusione del suo intervento Licata ha citato l’esempio virtuoso di Don David Riboldi, cappellano del carcere di Busto Arsizio: «Don David con grande ed encomiabile sforzo riesce a promuovere il reinserimento lavorativo dei detenuti grazie alla sua associazione La Valle di Ezechiele, costituendo in quel caso l’anello mancante tra la carcerazione ed il reinserimento sociale: in quest’aula abbiamo molto da imparare dall’esperienza di Don David. Adesso raccogliamo la sfida di fare che i Don David in Lombardia e in Italia possano continuare il proprio lavoro di affiancamento e sostegno, senza doversi di fatto sostituire alle Istituzioni, come è oggi».
ASTUTI (PD): «BISOGNA PUNTARE SUL LAVORO»
«Sbattiamolo in galera e buttiamo le chiavi è una frase agghiacciante, spesso pronunciata anche da politici, che non si dovrebbe sentire mai più, perché il nostro compito dev’essere quello, indicato anche dalla nostra Costituzione, di essere capaci costruire delle alternative e dare alle persone detenute delle nuove possibilità di reintegrazione», così il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti ha iniziato oggi il suo intervento in aula consiliare, durante il dibattito sull'emergenza carceri in Lombardia. «Analizzando i dati si evince che moltissime delle persone che entrano in carcere provengono da contesti sociali difficili e molto spesso non hanno avuto gli strumenti per costruirsi un’alternativa di vita ed è dimostrato, altresì, che la recidiva crolla drasticamente quando una persona esce dal carcere con una prospettiva vera di lavoro – dice Astuti –. Ritengo che occuparci di questo problema rientri tra le nostre responsabilità. Dobbiamo garantire che all'interno delle carceri ci sia la possibilità di costruire alternative e ciò può avvenire solo attraverso la dignità del lavoro». «Abbiamo parlato tante volte di dignità del lavoro, ma è un impegno fondamentale che dobbiamo assumerci anche in questo contesto. È per questo che all’interno dell’ordine del giorno che abbiamo presentato ci sono tre richiami in proposito – fa sapere il consigliere –: il primo richiede di aumentare le borse lavoro e promuovere la stipula di accordi a livello territoriale permettendo a queste persone di poter lavorare e acquisire professionalità; il secondo chiede di potenziare i percorsi di formazione, anche per permettere agli stranieri di imparare la lingua italiana e il terzo chiede di attuare misure adeguate affinché vi sia un aumento delle posizioni lavorative di pubblica utilità rivolte alle persone detenute o ex detenute presso i comuni lombardi». «A livello regionale noi possiamo fare molto – conclude Astuti – e mi auguro che l’ordine del giorno bipartisan appena approvato dall’aula consiliare rappresenti un passo avanti verso la costruzione di un’alternativa vera».
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