MY WAY
Cene a casa contro carovita e alcoltest
Gli istituti di ricerca confermano un’immagine più fiacca e prudente degli italiani, anche verso Pasqua e pasquetta

Gli istituti di ricerca, da Istat a Censis, passando per i report delle associazioni di categoria, ci consegnano un’immagine più fiacca e prudente degli italiani che vanno fuori a cena o dopocena per il drink. Il fenomeno attraversa tutto il Paese ma è chiaro che le metropoli e le realtà a maggiore vocazione turistica risentano meno o per niente di questa frenata nelle uscite. L’argomento si presta a discussioni, dibattiti, caccia ai “colpevoli”. Due i fattori che vengono additati come principali cause della riduzione delle uscite a cena. Il primo, intuibile: quando si deve risparmiare, si tagliano le abitudine senza le quali si può vivere allo stesso. Il potere d’acquisto delle famiglie, con gli stipendi che non tengono il passo del carovita, suggerisce di limitare le pizze e le cene fuori. Anche perché il conto è lievitato, inutile negarlo, e anche andando cauti, una serata con margherita o napoli, più il bere e il coperto che ormai tutti i locali applicano, tocca e supera i 20 euro a persona. Fate voi. Al ristorante, con due portate, la somma sale di conseguenza. E c’è poi il secondo fattore: la paura di perdere la patente dopo aver consumato due bicchiere di alcolici. Le modifiche al Codice della strada, pur avendo mantenuto l’intelaiatura delle norme pregresse, sono diventate un incubo. E dunque: stiamo a casa. In tutto questo, che non è incoraggiante, c’è almeno un aspetto positivo. Si torna ai fornelli domestici. Anche i giovani, che organizzano la cena con gli amici tenendoli poi a dormire in ambienti trasformati in simpatici accampamenti. Non tutto il carovita e alcoltest viene per nuocere.
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